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Lutto per Gianluigi Nuzzi, le lacrime del conduttore: “Grazie per quello che mi hai dato”

Un dolore improvviso, un dolore che Gianluigi Nuzzi ha voluto raccontare con una lunga lettera sui social non appena l’ha notizia l’ha raggiunto. “Non ti arrabbiare se per un attimo, contravvenendo a quel tuo delicato e discreto stile, accenno alla tua intelligenza fluida, veloce, con quell’ironia sarcastica figlia dell’odissea patita insieme a tuo padre. Ti ho conosciuto la prima volta seduto sul divanone di via dei Piatti, dove tuo padre Enzo viveva. Eravamo nel 1986, tu pensa…”.


“Mi raccontava l’odissea, l’onta delle manette, le umiliazioni e il coraggio”, ha aggiunto Gianluigi Nuzzi. “Alzò gli occhi al cielo e sussurrò una frase a mezza voce. Scusi non ho sentito… provai io… avevo 17 anni, mi batteva il cuore forte… e lui mi confidò l’amarezza più’ grande: “Mi hanno fatto invecchiare le figlie di trent’anni in una notte. E per lui questo era tutto, perché Enzo non sbandierava la famiglia, non compulsava i social figurati… Anzi! Proteggeva la sua privacy con quel rossore genovese che significa non timidezza, ma riservatezza e protezione dei propri cari”.

gianluigi nuzzi



Cari come la figlia Silvia. Silvia Tortora che oggi Gianluigi Nuzzi piange: “È accaduto tutto veloce con quelle lettere che vi scrivevate quando lui era in carcere, raccolte in un libro che sta lì da sempre e che non apro se non consapevole della forza di reggere le lacrime. Poi ho compiuto forse un errore, cercando in te traccia del tuo babbo e di questo mi scuso”.

silvia tortora


“Ma sei stata come sempre elegante per farmi apprezzare cosa vuol dire costruirsi un’identità dopo la tormenta con il cuore a lutto e un orizzonte nero. Ricordo Ponza, Silvia, ricordo i nostri incontri romani, ricordo te soprattutto che ti eri messa a difesa proprio dell’identità di un padre ucciso dalla malagiustizia”. Aggiunge Gianluigi Nuzzi.

silvia tortora


Quindi Gianluigi Nuzzi conclude: “Giustamente intollerante sulle misere speculazioni di chi spendeva male il vostro cognome per professarsi innocente. Tortora. Se oggi sono quello che sono lo devo anche soprattutto alle forze che mi hanno formato. Enzo prima e poi tu sicuramente eravate tra queste. Grazie Silvia”.

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