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“Sequestrato, legato e picchiato per ore”. Alberto Angela, il racconto choc: cosa è successo

Alberto Angela è il figlio del famoso giornalista e divulgatore scientifico televisivo Piero Angela e ha deciso di seguire le orme professionali del padre. Negli anni è diventato uno dei volti più amati della televisione italiana. Ha ideato programmi televisivi documentaristici di grande successo come Passaggio a Nord Ovest e Ulisse – Il piacere dalla scoperta. In un’intervista rilasciata al settimanale Di Più, Angela ha raccontato un episodio di un viaggio in Niger che lo ha visto protagonista insieme alla sua troupe televisiva.

Un sequestro che, per fortuna, si è concluso con una liberazione. Sono state 15 ore terribili, da condannati a morte. Percosse, minacce. Poi hanno portato via tutto: attrezzature, soldi, fedi nuziali, orologi, cellulari, bagagli. Sempre sul filo di una tortura psicologica. Il divulgatore scientifico, conduttore televisivo, giornalista e scrittore italiano si trovava in Africa insieme alla sua troupe per la realizzazione di un servizio del programma Rai ”Ulisse – Il piacere della scoperta”, quando ad un certo punto lui e i suoi operatori vennero accerchiati da un gruppo di criminali. Alberto Angela lo ha raccontato in una intervista concessa a Di Più magazine. (Continua a leggere dopo la foto)


“Nel 2002 ho rischiato di essere ucciso – ha raccontato Alberto Angela nell’intervista concessa al settimanale -. Sono stato sequestrato e picchiato da criminali nel Niger. Ho temuto davvero di non rivedere più mia moglie. Poi, per fortuna, mi hanno liberato. Oggi sono qui a raccontare quello che mi è successo e, nonostante la grande paura, non ho smesso di svolgere con grande passione il mio lavoro”. (Continua a leggere dopo la foto)

“Ero con i sei operatori della mia troupe tra il Niger e l’Algeria, nel deserto, per girare una puntata di Ulisse. Il piacere della scoperta. Dal nulla è uscito un veicolo velocissimo, dal quale sono scesi tre individui con turbante e occhiali da sole. Ma anche kalashnikov e pistole alla mano, intimandoci di fermarci.
 Ci hanno legato, picchiato per ore, interrogandoci e divertendosi a terrorizzarci”, ha spiegato il divulgatore e figlio di Piero Angela. (Continua a leggere dopo la foto)

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Nonostante la paura, questo episodio non ha scalfito la voglia di Alberto Angela di viaggiare e raccontare: “Prima ci hanno chiesto droga e alcol, poi ci hanno chiesto invece se fossimo delle spie. Abbiamo trascorso delle ore come dei condannati a morte, cercando di farci coraggio a vicenda. Sono state 15 ore terribili. – ha raccontato ancora – Da condannati a morte. Siamo stati tutti percossi, minacciati e poi derubati di tutto: attrezzature, soldi, fedi nuziali, orologi, cellulari, bagagli. Sempre sul filo di una tortura psicologica”.

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