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Viaggi e vacanze al mare: così Totò Riina trascorreva la sua latitanza

Le immaginni dei boss mafiosi nascosti in una grotta? Non è stato il caso di Totò Riina che, spiega uno speciale di Repubblica, ha avuto una latitanza più che dorata. Viaggi e vacanze al mare hanno caratterizzato la sua fuga dalla giustizia per 24 anni. Lo ha raccontato lui stesso passeggiando nel cortile del carcere di Opera insieme al suo compagno d’aria Alberto Lo Russo. Il Riina latitante che si racconta è un uomo che si vanta di aver sempre beffato lo Stato camminando “in mezzo alla gente”, di aver sempre mandato i suoi figli a scuola, di aver vissuto in eleganti appartamenti blindati e ville con piscina e di avere anche viaggiato, “senza rinunciare neanche un’estate ad andare a mare”. Ha trascorso la sua latitanza “come un uomo libero”. “Oggi a Montecassino, domani a Caserta, domani là vicino Napoli, ma giravo, camminavo a Venezia. Ora tutte queste cose è uno sfottimento allo Stato… Io non ho voluto fare patti con la legge, ventiquattro anni, sono arrivato a ventiquattro anni e sei mesi. E vedi che loro mi cercavano notte e giorno. Non si potevano raccapezzare dov’ero… in questi posti dice che non c’ero perché ci vanno i turisti”. E il boss non ha rinunciato neanche al viaggio di nozze, nel 1974, visto che quando si è sposato era latitante già da cinque anni. Viaggi a Venezia, vacanze al mare: ecco la vita “difficile” di un boss mentre gli apparati dello Stato gli davano la caccia.


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