L’inchiesta sulla misteriosa morte di Francesco Diviesti, il giovane parrucchiere di Barletta trovato morto in circostanze drammatiche, ha registrato un’importante svolta. Cinque persone sono state formalmente iscritte nel registro degli indagati dalla Direzione distrettuale antimafia di Bari, che sta coordinando le indagini con l’accusa di omicidio aggravato da modalità mafiose. I sospettati sono tre cittadini di Barletta, uno di Minervino Murge e un uomo di origine albanese. Il corpo senza vita di Diviesti, 26 anni, era stato scoperto la mattina del 29 aprile 2024, in avanzato stato di carbonizzazione, in un’area rurale tra Canosa di Puglia e Minervino Murge, nel cuore del nord Barese.
Il ragazzo risultava scomparso da quattro giorni, dopo essere uscito con degli amici nella serata del 25 aprile 2025. Da allora, di lui si erano perse completamente le tracce. Le telecamere di sorveglianza del barber shop in cui lavorava assieme al padre lo avevano inquadrato per l’ultima volta intorno alla mezzanotte. Da quel momento, il suo telefono cellulare era rimasto spento e ogni tentativo di contatto da parte della famiglia si era rivelato inutile. Le speranze si sono infrante con il tragico ritrovamento del cadavere in una zona isolata e poco distante da un rudere. Nonostante non ci sia ancora l’ufficialità, gli inquirenti sono quasi certi che si tratti proprio di Francesco. La conferma definitiva arriverà con l’autopsia, affidata alla dottoressa Sara Sablone dell’Istituto di Medicina legale del Policlinico di Bari.
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Le indagini sull’omicidio di Francesco: cosa è stato scoperto
Nel corso delle indagini, che proseguono con riserbo sotto la guida del pubblico ministero antimafia Ettore Cardinali e il lavoro della squadra mobile di Andria, è stata posta sotto sequestro anche una villa vicina al luogo del ritrovamento. All’interno dell’abitazione, gli investigatori avrebbero rinvenuto oggetti e documenti ritenuti utili a ricostruire le ultime ore di vita del giovane e a comprendere il movente dell’omicidio, che potrebbe essere legato a dinamiche criminali ancora da chiarire. I cinque indagati hanno già ricevuto gli avvisi di garanzia, un passaggio che potrebbe preludere a nuovi sviluppi decisivi per l’inchiesta.

La figura di Francesco Diviesti era nota e benvoluta a Barletta. Figlio di Carlo Diviesti, entrambi lavoravano nel loro salone di parrucchieri ed erano conosciuti non solo per la loro professionalità, ma anche per un gesto di grande umanità risalente al 2016. In quell’anno, padre e figlio si erano recati ad Arquata del Tronto, una delle località più colpite dal sisma che devastò il Centro Italia, per offrire gratuitamente i loro servizi agli sfollati. Il loro impegno solidale, riportato anche dalla stampa locale, aveva commosso molti, diventando simbolo di altruismo e vicinanza verso chi aveva perso tutto.


Ora, la morte violenta e ancora avvolta nel mistero di Francesco getta un’ombra cupa su questa storia, lasciando una comunità sgomenta e una famiglia in attesa di giustizia. Mentre si attendono gli esiti degli esami autoptici e delle perizie tecniche, la speranza è che le indagini, ormai indirizzate su un possibile scenario mafioso, possano portare presto alla verità su quanto accaduto a un giovane che, fino a un anno fa, era il simbolo di una Barletta solidale e generosa.