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Teatro Valle, bene comune o concorrenza sleale?

È ancora incerto il futuro del Teatro Valle. Tre anni fa, dopo tre secoli di storia, sul più antico palcoscenico della Capitale ancora in attività era calato il sipario. Si cercavano privati a cui affidarlo, ma senza garanzie sulla destinazione. Un gruppo di militanti e artisti lo ha occupato e l’ha tenuto aperto fino a oggi, ospitando e producendo spettacoli ed eventi, in un inedito esperimento culturale dal basso. “La cultura è di tutti, come l’acqua, come l’aria” spiegano e lla Fondazione Teatro Valle Occupato ha già seimila sostenitori. Ora, però, l’amministrazione capitolina stringe: “Gli occupanti liberino il teatro e noi con un bando pubblico lo daremo in gestione. Dobbiamo tutelare la cultura, ma anche la legalità” dice il sindaco Ignazio Marino. La risposta è un appello internazionale perché il Valle continui ad essere un bene comune. Intanto, nei piccoli teatri di Roma che faticosamente resistono da soli, si racconta un’altra storia: “Il Valle non paga le bollette e diritti alla Siae, gli artisti vi lavorano gratis. È concorrenza sleale“. (ep)


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