Un’interà comunità sotto choc per la morte di Fabio Pedretti, un atleta di 24 anni. Siamo a Monticelli Brusati, nel Bresciano. Qui, durante una gara podistica, il 24enne si è accasciato al suolo mentre era nel gruppo di testa quando mancavano circa 7 chilometri alla fine della gara. Inutile la corsa in ospedale. L’ironia del destino ha voluto che Fabio morisse proprio il giorno del suo compleanno, mentre partecipava alla settima edizione della gara podistica.
Immediato l’intervento dei sanitari (tra l’altro tra i compagni di gara c’era anche un cardiologo) che hanno dovuto portare il corpo del giovane tramite un percorso complesso. Il tentativo di non far morire Fabio Pedretti è durato tantissimo. Poi d’un tratto, sembrava che le condizioni del giovane atleta iscritto alla New Atheltics Sulzano, si fossero però stabilizzate, pur rimanendo gravi. A quel punto il 24enne è stato trasferito alla vicina Clinica San Rocco di Ome. Ma qui il suo cuore ha smesso di battere, per sempre.
Quella di Fabio Pedretti a Monticelli Brusati è una gara tosta: 300 atleti, attrezzati con apposito kit obbligatorio per le gare di questo tipo e pila frontale per illuminare i passi, sfidando anche il freddo, lungo i sentieri che si addentrano nei boschi. Una gara di 27 chilometri e mezzo (cinque ore di tempo per finirla).
Non la solita gara cittadina su strada, ma un trail di salite e discese su terreno: una gara molto amata tra i runner, avventurosa e impegnativa, riservata a esperti di questa specialità del podismo. Naturalmente la morte di Fabio Pedretti ha sconvolto chi ha visto il giovane atleta colto dal malore fatale, dopo un paio d’ore di gara, e chi, poi, passando, ha assistito all’intervento dei soccorritori.
Tuttavia, anche se si tratta di una tragedia per tutti, dai compagni di squadra, alla famiglia, dagli amici ai colleghi, si tratta di un’eventualità (terribile) ma che può capitare e capita. Ogni giorno, in tutto il mondo, atleti e non, si accasciano sui campi sportivi, o nelle piste da running per un infarto o un aneurisma. E la storia di Fabio Pedretti ce lo ricorda, tristemente.