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Drappi rossi alle finestre e l’hashtag #saranonsarà? La protesta nasce sul web e arriva per le vie di tutta Italia. Ecco cosa dovete fare per partecipare…

  • Italia

 

Lenzuola, sciarpe ma anche asciugamani, vestiti e tanto altro ancora, rigorosamente di colore rosso. Stanno spuntando ovunque, in tutta Italia, sono attaccati alle finestre o ai balconi: si tratta della mobilitazione delle donne ancora una volta contro il femminicidio. La protesta silenziosa, pacifica, ma la tempo stesso carica di significato e di rabbia è nata dall’orribile omicidio di Sara Di Pietrantonio, la 22enne strangolata e poi bruciata dopo una discussione a Roma dall’ex fidanzato. Questo evento tragico e insensato ha scosso le coscienze di un paese intero ed ha portato all’avvio di una campagna che dal web è passata sulle strade di tutta Italia.
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Sara Di Pietrantonio è diventata il simbolo di una lotta che tocca nel profondo tutte le donne, e per questa ragione la campagna che si è diffusa attraverso i social e whatsapp, è accompagnata dall’hashtag #saranonsarà. Certo, questo movimento non riuscirà a fermare i femminicidi che solo in Italia dall’inizio dell’anno sono stati 55, ma vuole essere un chiaro messaggio di solidarietà alle vittime e di condanna per gli assassini e chi li giustifica, per chiedere che si faccia qualcosa, iniziando da un cambiamento culturale che punti a modificare le coscienze.
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Tutto è partito da un messaggio, subito diventato virale, su Whatsapp, su Facebook e su Twitter a chiamare a raccolta le italiane e gli italiani:
“Con l’ennesimo delitto che si è consumato ai danni della 22enne Sara Di Pietrantonio abbiamo deciso di intraprendere una serie di azioni martellanti volte a estirpare la cultura del femminicidio diventato ennesimo motivo di imbarazzo nel nostro paese”. La prima di queste iniziative, in occasione dei 70 anni della Repubblica e del voto delle italiane, invita le donne a esporre alle finestre “un abito, un lenzuolo, una bandiera, qualsiasi cosa di colore rosso”, poi ce ne saranno altre.
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#Saranonsarà Perchè ora abbiamo la parola per dirlo, ma facciamo poco per evitarlo: #femminicidio. pic.twitter.com/t64u2iIQig

— Anarkikka (@Anarkikka) 30 maggio 2016

Su Twitter le prime foto sono state pubblicate con l’hashtag #saranonsarà. Dietro al movimento spontaneo che ha portato alla protesta dei drappi rossi ci sono un gruppo di donne, tra le quali l’illustratrice e blogger dell’Espresso Anarkikka che alla stampa ha spiegato il motivo di questa iniziativa:
“Ci siamo attivate lo scorso febbraio con l’hashtah #obiettiamolasanzione, una protesta social partita per contestare le sanzioni per le donne che ricorrono all’aborto clandestino. Dopo questa l’ultima tragedia di Sara abbiamo deciso di tornare organizzando il flashmob dei drappi rossi. Chiediamo al Governo che il femminicidio non venga considerato un fatto emergenziale ma strutturale. Chiediamo alle donne delle istituzioni, e in particolare alla ministra Maria Elena Boschi, che si facciano sentire e che ci diano delle risposte. Per farlo domenica prossima inviteremo tutti, uomini e donne, a esporre in maniera permanente su portoni, cancelli e finestre un vestito rosso, fino a quando non riceveremo le risposte che chiediamo”.

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