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Seconda dose di un vaccino diverso, effetti collaterali e vantaggi: cosa dicono gli esperti

  • Italia

Stop al vaccino AstraZeneca per chi ha meno di 60 anni. La decisione arriva dopo le news relative ai rari casi di trombosi che si sono verificati nelle ultime settimane. E per gli under 60 che avessero già fatto la prima dose con il farmaco dell’azienda anglo-svedese, la seconda sarà di Pfizer o Moderna. A comunicare la novità, dopo le raccomandazioni arrivate dal Cts, è stato il generale Francesco Paolo Figliuolo.

“Il Cts ha raccomandato per le prime dosi di vaccinazioni di riservare le dosi di AstraZeneca per coloro che abbiano un’età uguale o superiore a 60 anni. Mentre per gli under 60 pur in assenza di segnali di allerta preoccupanti, la raccomandazione è per la vaccinazione eterologa”, ha fatto sapere il coordinatore del Cts Franco Locatelli alla conferenza stampa di aggiornamento sulla campagna vaccinale. “In questo contesto epidemiologico mutato il Cts in dialogo stretto con Aifa e le altre istituzioni sanitarie del paese, ha ritenuto opportuno rivalutare le indicazioni all’uso del vaccino AstraZeneca perché essendo mutato lo scenario il rapporto tra benefici e potenziali rischi legati a trombosi rare cambia in funzione dell’età ma anche del mutato scenario”, ha aggiunto Locatelli.


La decisione di somministrare il vaccino AstraZeneca solo agli over 60, dopo i rari casi di trombosi che si sono verificati nelle ultime settimane, “avrà qualche impatto sul piano” vaccinale ma “sono sicuro che fra luglio e agosto riusciremo a mitigare se non azzerare questo impatto”, ha affermato Figliuolo. Ma cosa succede con una seconda dose di vaccino diverso? Secondo il coordinatore del Cts, Franco Locatelli, ci sono “tutti i presupposti per ipotizzare che combinare due tipologie di vaccini non porti alcuno svantaggio ma anzi qualche vantaggio”. 

Guido Rasi, ex direttore generale dell’Agenzia europea dei medicinali Ema e attualmente consulente del commissario Figliuolo ha spiegato: “Ritengo la soluzione della vaccinazione eterologa, ovvero utilizzando per la seconda dose un vaccino diverso da AstraZeneca per chi ha fatto la prima dose di questo immunizzante, una soluzione ottima. Ciò perché si tolgono elementi di rischio e si aggiungono elementi di flessibilità alla campagna vaccinale”.

“Da un punto di vista teorico dell’immunologia – ha detto ancora Rasi all’agenzia Ansa- tale approccio è positivo, perché se il sistema immunitario riceve stimoli diversi per una stessa malattia, dunque da vaccini diversi, ci si aspetta che risponda in maniera ancora più efficace”. Secondo Rasi “va considerato che Paesi come Germania, Spagna e Francia e anche la Gran Bretagna hanno già adottato la vaccinazione eterologa, quindi l’Italia non sarebbe la sola a intraprendere questo approccio. Vedo anche che i dati scientifici pubblicati in merito sono pochi, ma dal punto di vista teorico la vaccinazione eterologa dovrebbe essere efficace”. 

”Rispetto alla seconda dose con AstraZeneca, finora sembrerebbe non essere mai stata implicata nella manifestazione di casi avversi gravi, ma anche su questo non mi sembra ci siano dati consolidati  Quindi, tutto sommato, in questo momento di disponibilità di vaccini si possono veramente eliminare anche gli ultimi rischi minimali”.

 In questo momento, afferma ancora Rasi, “il virus circola molto meno e abbiamo alternative vaccinali, dunque è tanto più possibile adottare questo approccio, ovvero la migliore strategia possibile rispetto all’obiettivo”. Quanto agli effetti collaterali una risposta arriva da uno studio inglese, dove gli scienziati hanno sperimentato la reazione a una prima dose con Astrazeneca e una seconda con Pfizer e non sono stati riscontrati particolari problemi a parte l’aumento di reazioni come febbre, mal di testa e e dolori. La percentuale è salita al 34%.

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