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“Ecco cosa mi ha detto il papa”. Emanuela Orlandi, il fratello rivela il colloquio: gelo in studio

  • Italia

Il caso di Emanuela Orlandi attraversa 40 anni di storia italiana. La ragazza era una cittadina vaticana ed è scomparsa nel giugno 1983: da allora nessuna traccia di lei che era la figlia di un dipendente vaticano. Qualche settimana fa il promotore della giustizia vaticana Alessandro Diddi insieme alla Gendarmeria hanno deciso di riaprire le indagini di una vicenda che ha scosso la Santa Sede e le sue massime istituzioni, in un percorso giudiziario e investigativo che ha sfiorato ipotesi inquietanti di ogni tipo.

A quanto apprende l’Adnkronos l’obiettivo degli inquirenti è quello di scandagliare di nuovo tutti i fascicoli, i documenti, le segnalazioni, le informative, le testimonianze. Un lavoro a 360 gradi per non lasciare nulla di intentato, per provare a chiarire ombre e interrogativi di ogni genere, e mettere definitivamente la parola fine anche alle più incredibili illazioni.

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Caso Emanuela Orlandi, il fratello Pietro ha parlato con il Papa

In occasione della puntata di DiMartedì, andata in onda su La7, il 31 gennaio, si parla del caso Orlandi e interviene Pietro, il fratello della ragazza scomparsa. L’uomo ha rivelato di un colloquio avuto con il Papa: “Ci ha detto solo questa frase: ‘Emanuela sta in cielo’. In quel momento mi si è gelato il sangue. Un Papa che mi dice che mia sorella è morta… Però ho pensato che magari volesse collaborare… Mi ha messo una mano sul braccio… L’ho visto come un segnale, come dire andiamo avanti ma poi il muro si è alzato più di prima. Non c’è mai più stata la possibilità di incontrarlo. C’è proprio una chiusura da parte sua”.

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In collegamento durante il programma c’era anche il giornalista Andrea Purgatori che ha osservato: “Forse ha deciso Papa Francesco di riaprire l’inchiesta o comunque ha dato il suo assenso. E se dopo 40 anni di silenzio si decide di aprire un’inchiesta in Vaticano, immagino che poi non si possa chiudere con un ‘non ne sappiamo nulla’, altrimenti conveniva continuare con la strategia del silenzio”.

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“Il passaggio di Papa Ratzinger – ha aggiunto ancora Andrea Purgatori – è molto interessante perché quel pontefice aveva inviato il capo e il vice capo della gendarmeria vaticana dal magistrato italiano che stava indagando per chiedere di riaprire la tomba di De Pedis e liberarsi da quell’imbarazzo in cambio il magistrato voleva notizie su Emanuela. Ma poi tutto si blocca…”.

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