Chi sono i most wanted dell’Isis? Il Pentagono ha una lista di capi e quadri dell’Isis da eliminare. L’elenco – definito segreto dalla Cnn – ha sopra tutti il nome del califfo, Abu Bakr al-Baghdadi, il bersaglio più alto ma anche il più difficile da raggiungere. Perché il capo dei capi è cauto nei movimenti, si mostra mai in pubblico solo in rarissime occasioni ed è anche attento nella diffusione dei messaggi audio-video. Vive all’interno di una sorta di bolla protetta da fedelissimi che deve nascondere i suoi spostamenti ma anche parare lo spionaggio elettronico statunitense. Poi ci sono i luogotenenti del califfo, alcuni dei quali hanno militato nelle forze di Saddam ed hanno plasmato l’Isis sotto il profilo bellico. Altri target sono rappresentati dai facilitatori, ossia elementi che aiutano l’Isis a espandersi, così come i responsabili locali. Lo Stato islamico ha una struttura orizzontale con l’ampia autonomia concessa dai vertici ai colonnelli permette comunque di incassare i colpi e sostituire i caduti.
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Ma è anche super ricercato anche Jihadi John, il presunto esecutore di un buon numero di ostaggi in Siria. Ma la rierca non ha dato ancora risultati. In queste settimane si è molto speculato sull’identità del killer – probabilmente arrivato dalla Gran Bretagna – e di altri elementi coinvolti negli episodi più efferati. Tra loro vi sarebbero anche alcuni jihadisti d’origine portoghese ma cresciuti a Londra. La categoria dei boia rischia di allargarsi. Non si esclude che il terrorista coinvolto nella decapitazione dei 21 copti a Sirte possa essere un americano. Ma anche l’attività di controspionaggio dell’Isis è molto aggressiva, non pochi hanno fatto una brutta fine solo perché sospettati di tradimento. La pena di morte, dei più brutali dei modi, è questione di un attimo.
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