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Il volo del gabbiano come metafora della vita

Lo spettacolo offerto dai gabbiani in volo dona a Vincenzo Cardarelli (Corneto Tarquinia, 1º maggio 1887 – Roma, 18 giugno 1959) lo spunto per una meditazione esistenziale. Il poeta paragona la propria vita al vagare perpetuo di quegli uccelli in balìa delle tempeste marine, e rivede nel loro planare a pelo d’acqua in cerca di cibo il suo disperato desiderio di quella felicità per lui irraggiungibile e beffarda. Ebbe una vita difficile e questi versi testimoniano la dolorosa solitudine del poeta. Figlio illegittimo, ad appena 17 anni fuggì di casa per stabilirsi a Roma dove, per vivere, fece i più svariati mestieri. Gli studi irregolari, da autodidatta, non gli impedirono di intraprendere la carriera giornalistica. Fu un conversatore brillante ed un letterato polemico e severo, avendo vissuto una vita vagabonda, solitaria e di austera e scontrosa dignità. “Gabbiani” è tratto dalla raccolta “Poesie”, del 1942.

Gabbiani
di Vincenzo Cardarelli

 

Non so dove i gabbiani abbiano il nido,
ove trovino pace.
Io son come loro
in perpetuo volo.
La vita la sfioro
com’essi l’acqua ad acciuffare il cibo.
E come forse anch’essi amo la quiete,
la gran quiete marina,
ma il mio destino è vivere
balenando in burrasca.

 


 

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