Bebe Vio a nudo. Senza perdere il sorriso, le parole della schermitrice italiana, campionessa olimpica, mondiale ed europea in carica di fioretto individuale paralimpico non possono passare inosservate. L’annuncio nasconde un motivo che però resta ancora un mistero. In una lunga ed intensa intervista rilasciata al Corriere della Sera ha raccontato di aver avuto paura di non farcela. Una notizia già nota.
Bebe Vio, infatti, era stata ricoverata rischiando l’amputazione, ma che ora si arricchisce di nuovi particolari. “Sapevo che il mio corpo per rimettersi in pieno ha bisogno di tempo e invece, appena ho iniziato a tirare di scherma, ho forzato. E ho tirato una botta così forte che mi è quasi uscito il gomito… Un infortunio serio. A un certo punto pareva tutto finito. Quel braccio mi era completamente morto. Mi hanno detto: ‘In due settimane va amputato, poco più e sei morta, se continui così sei morta’”.
Poi Bebe Vio ha continuato: “In pratica era come fosse tornata la malattia. Avevo perso dieci chili, il braccio con cui tiro era magro magro, svenivo e vomitavo. Così sono arrivata ai Giochi di Tokyo. Svenivo e vomitavo. Mamma e papà andavano ogni due secondi dai miei allenatori a chiedere come stessi e loro dovevano fingere perché io non avrei mai interrotto la gara Se loro avessero saputo tutto mi avrebbero bloccata subito. Avevo bisogno di loro e dei miei fratelli. Sennò non ce l’avrei fatta”.
“Sono testarda, più che dura. Per questo resisto a tutto”, ha aggiunto nel corso dell’intervista rilasciata al Corriere della Sera raccontando l’ultima sua gita con i successivi effetti. “Sono appena tornata da un giro bellissimo con un gruppo di amici alle Eolie. Ero lì, abbiamo visto Vulcano, ho detto: cavoli, saliamo su! E il giorno dopo siamo saliti anche a Stromboli. Ci siamo fatti dodici chilometri per andare su! Vuoi vedere i miei piedi? Distrutti – ha detto scherzando Bebe Vio – Te li mostro in una foto sul telefonino”.
“Piedi tecnologici. Materiali speciali. Rovinati. Un disastro. Lo vedi il carbonio che ha bucato la plastica dura e esce fuori? Ho preferito non mettere le scarpe e farmi la salita scalza. Ero consapevole che mi sarei ferita, sapevo che facendo quello sforzo sarei arrivata su con i monconi completamente rotti però salire era talmente bello!”.