Gli attentati sebbene si siano al momento fermati su suolo europeo, continuano senza sosta nelle zone del Medio-Oriente. Zone quindi martoriate non solo da anni di guerre civili, interventi da parte di forze internazionali o dalle battaglie sanguinose scatenate dalle forze dell’Isis, ma da attentati che giornalmente colpiscono la popolazione civile. Proprio dall’Iraq, ieri era arrivata la foto che aveva fatto il giro del mondo: un bambino con addosso una maglietta della squadra spagnola del Barcellona, nascondeva una cintura esplosiva.
Il piccolo quindicenne, fermato appena in tempo dalle forze di polizia locali, aveva come obiettivo la Via Husseiniya della città irachena di Kirkuk, nel quartiere di Tesin, a maggioranza sciita turcomanna.
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Quello che ha sconvolto il mondo è stato l’uso, ormai sempre più frequente, da parte dei miliziani jihadisti di ragazzi poco più adolescenti nei loro piani omicidi.
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Dopo giorni di confusi comunicati, sulla vicenda è intervenuto il comando della polizia locale: il fratello del ragazzino fermato a Kirkuk, si sarebbe fatto esplodere in un altro attacco suicida lanciato contro una moschea sciita, sempre domenica sera, e ha ferito due persone. Sempre secondo la testimonianza del ragazzino, raccolta dalle autorità irachene, il piccolo assieme al fratellino sarebbe stato rapito, sedato e costretto a compiere l’attentato suicida direttamente dall’Isis.
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Il ruolo del padre dei ragazzi è avvolto dal mistero: sempre secondo le indiscrezioni trapelate dalla polizia, i ragazzi sarebbero stati invogliati e spinti al folle gesto direttamente dal genitore, che ne avrebbe promosso anche l’ammissione tra le file del sedicente stato islamico. Nel frattempo, attenti a parte, le forze speciali di Bagdad si preparano alla riconquista di Mosul attaccando la cittadina di Qayyarah, seguiti passo per passo dalla coalizione comandata dagli Stati Uniti. Nella prima giornata di combattimenti, secondo le fonti governative, sarebbero stati portati a termine tutti gli obiettivi prefissati.