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Aprire un’azienda, consigli utili

Contenuto sponsorizzato – Aprire un’attività di beni o servizi è sicuramente un passo importante verso la realizzazione e la libertà personale. Non è però una scelta per tutti. Il percorso verso l’apertura della propria impresa potrebbe rivelarsi sconnesso, dispersivo e poco efficace se non si tengono sempre bene a mente tutti i passaggi fondamentali da compiere per evitare che il nostro piano vada rovinosamente alla deriva.

Ci sono davvero molti aspetti da approfondire per impostare la propria azienda nel modo giusto. Nulla deve essere lasciato al caso. Dalla verifica della fattibilità dell’idea di base, all’analisi dell’investimento e della tassazione. Ad esempio, per un’azienda il noleggio lungo termine può rivelarsi più conveniente, in molti casi, dell’acquisto di un mezzo nuovo, per via dei vantaggi fiscali. Oppure, a seconda del numero di soci e del capitale a disposizione, può valere la pena propendere per una forma giuridica piuttosto che un’altra.

Cerchiamo dunque di fare chiarezza e di guidare i futuri neo-imprenditori a compiere i loro primi passi. Di seguito, forniamo una serie di consigli utili che vi suggeriamo di seguire se siete intenzionati ad aprire un’azienda.


#1 Dall’osservazione all’idea: il progetto d’impresa

Nella maggior parte dei casi, quando un individuo valuta l’idea di fondare la propria azienda da zero, lo fa partendo dal suo ruolo da dipendente e dalle relative competenze acquisite, oppure da una sua passione. Si da quindi spesso per scontato che sia sufficiente possedere delle conoscenze tecniche o specifiche di un settore per avere successo con la propria attività.

Purtroppo, non è affatto così immediato: il saper fare bene un certo lavoro non significa che la propria azienda riuscirà ad affermarsi nel mercato, conquistandosi una fetta sempre crescente di clientela che mantenga positivi i profitti e ne assicuri così la longevità.

Perché? Principalmente per due fattori: la domanda e la concorrenza.

La domanda

Proporre un servizio o un prodotto che non è richiesto dai potenziali clienti non condurrà di certo a vendite copiose e costanti. Anzi, con molta probabilità trasformerebbe il tuo ambizioso progetto in un clamoroso flop, con tutto ciò che ne consegue a livello di perdite economiche e di sconforto emotivo. E non avrà nessuna importanza quanto tu sia esperto e competente in quel determinato settore o servizio: se si tratta di qualcosa che i consumatori già possiedono, di cui hanno già usufruito o verso cui non hanno interesse, non verranno di certo a frotte a ordinare da te o a bussare alla tua porta.

Fare un’attenta analisi di mercato è quindi essenziale per partire col piede giusto in un progetto d’impresa. Tale analisi si basa ovviamente sulla raccolta di dati concreti, su numeri, fatturati reali, statistiche. All’analisi economica, però, deve affiancarsi l’osservazione: un’osservazione del mondo che ci circonda, delle esigenze delle persone, di ciò di cui  ̶ consciamente o inconsciamente ̶ i consumatori necessitano.

La concorrenza

Una volta confrontata la propria idea con i dati del mercato e con le impressioni ricavate dall’osservazione sociologica, bisogna applicare un ulteriore filtro: quello della concorrenza.  

Se vai a proporre un bene o un servizio già presente sul mercato e già venduto da altri, soprattutto se a livello locale, perché la gente dovrebbe rivolgerti a te che sei l’ultimo arrivato piuttosto che al commerciante o specialista di fiducia?

Questo non significa che se il prodotto o servizio che offri esiste già, allora sei automaticamente fuori dai giochi, tutt’altro! Puoi vedere la concorrenza come un’opportunità: studia i competitors per individuarne i punti deboli e cerca di riempire il vuoto che loro non coprono. Crea, insomma, il valore aggiunto che ti renderà unico ed insostituibile agli occhi della tua potenziale clientela.

Lo studio della concorrenza deve proseguire in maniera sistematica anche ad attività avviata. Un imprenditore deve essere pronto a rinnovarsi continuamente per essere sempre certo di fornire quel qualcosa in più che manterrà fedele la sua clientela acquisita e ne attrarrà di nuova.

#2 Il business plan

Una volta avuta l’intuizione e dopo aver verificato la validità della propria idea di impresa, bisogna anche valutarne la fattibilità in base alle risorse disponibili. Il business plan serve esattamente a questo: a mettere nero su bianco in modo chiaro e diretto la propria idea di business mettendone in luce il valore aggiunto che andrà ad offrire al mercato, e poi calcolare l’investimento ed i costi per la realizzazione, il lancio e la pubblicità, nonché per le attrezzature primarie  e secondarie.  

Nel definire cosa scrivere nel business plan, il neo-imprenditore avrà modo anche di individuare le strategie per ridurre i costi d’impresa e la pressione fiscale, come quella di scegliere il noleggio a lungo termine per le auto aziendali.

#3 La forma giuridica

Aver sintetizzato il proprio progetto attraverso il business plan, darà modo a questo punto di individuare il tipo di forma giuridica più adatta a seconda del capitale a disposizione, a quello necessario, alle eventuali agevolazioni fiscali e al grado di responsabilità dell’imprenditore all’interno dell’impresa.

Di seguito, riepiloghiamo le principali forme giuridiche:

Società di persone

Si tratta di quelle imprese che non hanno personalità giuridica ed in cui non prevale il capitale, bensì l’individuo, ovvero i soci per i quali è prevista la responsabilità illimitata. Ciò significa che ciascun socio dovrà far fronte alla obbligazioni ed eventuali debiti sociali col proprio patrimonio.

Le società di persone possono essere:

    • Società Semplice (S.s.): attività non commerciale che non richiede capitale e non prevede il fallimento. Uno o più soci possono essere sollevati dalla responsabilità.
    • Società in nome collettivo (S.n.c.): attività commerciale basica in cui tutti i soci sono amministratori e sono tutti responsabili col proprio patrimonio. Prevede il fallimento.
  • Società in accomandita semplice (S.a.s.): composta da soci accomandatari, che amministrano la società e rispondono in maniera illimitata alle obbligazioni, e da soci accomandanti che sono solo responsabili delle obbligazioni societarie solo in proporzione alla loro quota societaria e non hanno potere di gestione

Società di capitali

Si tratta di società in cui il capitale ha prevalenza, a livello normativo e concettuale, rispetto ai soggetti, ovvero ai soci. Detto più semplicemente, le obbligazioni sociali in questo caso non saranno coperte dalla responsabilità dei soci, bensì dal capitale dell’impresa.

Le società di capitali sono principalmente:

    • Società per Azioni (S.p.A.): in cui il capitale minimo deve essere di 120.000 euro e deve essere composto da azioni. Gli utili vengono suddivisi tra i soci in proporzione alla propria quota posseduta da ciascuno di essi
  • Società a Responsabilità Limitata (S.r.l.): il capitale inizialmente doveva essere almeno di €10.000, ma negli anni il capitale minimo è sceso a un solo euro. Può essere unipersonale, ovvero composta da un socio unico.
  • Società a Responsabilità Limitata Semplificata (S.r.l.s.): più economica da aprire in quanto risponde ad un modello rigido non personalizzabile che non prevede la stesura di uno statuto per la gestione della società ed i rapporti tra i soci. Per questo motivo è raccomandabile solo in caso di socio unico.

Ulteriori consigli

È importante capire, per un imprenditore, che bisogna partire a piccoli passi. E’ fondamentale, soprattutto in fase di startup, usare in modo molto oculato i propri fondi, ed evitare esibizionismi come comprare il capannone, l’ultimo modello Mercedes…in una prima fase è importante stare “lean”: invece di acquistare capannoni usiamo le modalità di affitto, all’acquisto di auto nuove aziendali valutiamo seriamente il noleggio lungo termine o il leasing di auto.

Inoltre, per un neo-imprenditore è essenziale capire che saper fare non basta, bisogna innanzitutto saper vendere. Fare impresa significa produrre profitto e per fare utili è necessario conquistare sempre nuovi clienti, altrimenti si rischia di incorrere in pesanti battute d’arresto nelle vendite con conseguente collasso. D’altronde, come dice il noto marketer Frank Merenda, “Un imprenditore è un esperto di marketing che sa leggere un bilancio”.

Conclusioni

Come avrai intuito, diventare imprenditore significa, sì, seguire i propri sogni di realizzazione, ma richiede anche di essere estremamente razionali e pragmatici, appassionati ma autocritici. Difendere con tenacia la propria idea iniziale va benissimo, ma è di vitale importanza anche essere certi che la nostra idea venda ed essere pronti a modificarla o integrarla nel caso così fosse.

Avete altri consigli su come aprire un’azienda? Fateci sapere in un commento!

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