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Addio, WhatsApp! Mark Zuckerberg ha annunciato la morte del servizio di messaggistica più utilizzato al mondo: ecco cosa useremo al suo posto. Possibile che nessuno se ne sia accorto?

Chi è davvero Mark Zuckerberg? E’ possibile che lui riesca davvero a prevedere cose che poi capiteranno davvero in un futuro più o meno imminente? E’ forse uno sciamano, uno stregone oppure un mago? Niente di tutto questo, il creatore di Facebook è un informatico. E come scrive Federico Sbandi su Il fatto quotidiano “le sue sono semplicemente delle previsioni matematiche del mondo che verrà”. E’ quindi probabile che WhatsApp, almeno per come lo conosciamo noi, sarà destinato a morire. Il motivo? Un ragionamento complesso che ha bisogno di una buona dose di attenzione.

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Come molti sapranno il 12 aprile scorso Zuckerberg ha aperto l’annuale F8 – la conferenza di Facebook che indica all’industria digitale le linee guida del futuro. Lui ha illustrato come i suoi droni porteranno Internet a tutto il mondo, gratis. A sostegno di questo obiettivo ha teorizzato che navigare su Internet incrementerebbe la possibilità di trovare un lavoro e accedere alle cure sanitarie. Ovviamente è falso. Zuckerberg lo sa. Infatti nessuna fonte è stata menzionata. Il n. 1 di Facebook ha soprattutto abbracciato la retorica politica. Passaggi come “ci vuole coraggio per scegliere la speranza anziché la paura” hanno segnato lo stacco tra presentazione e propaganda. Prima ha ricordato che lo scopo di Facebook è connettere le persone.

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Poi ha spiegato che il futuro sarà costituito di realtà virtuale e intelligenza artificiale – cose che anzi di connettere le persone fanno esattamente il contrario. Per fortuna gli utenti sanno bene che l’unico obiettivo di Facebook è connettere aziende e consumatori. Il resto è rumore di fondo. Il patto definitivo col diavolo del business e la conseguente condanna a morte di WhatsApp sono state ambo annunciate con l’introduzione dei Messenger Bots. I Bots velocizzano il rapporto tra consumatori e aziende. L’utente di Facebook Messenger inoltra una richiesta a un’azienda, il bot risponde in modo automatico in pochi secondi. Diventa possibile riservare un tavolo senza dover usare l’applicazione del ristorante. Diventa possibile chiamare un Uber direttamente da Messenger. Con i Messenger Bots ci guadagnano tutti. Gli utenti, che in mobilità vanno di fretta e voglio risparmiare tempo aprendo meno App possibili. Le aziende, che creano un ponte diretto con i propri consumatori. E ci guadagna Facebook, ovviamente, che appena metterà a punto un sistema sicuro di pagamento online diventerà il più trafficato punto di intersezione tra domanda e offerta mai progettato prima.

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Allora le transazioni avverranno direttamente in casa di Zuckerberg. Nessuno uscirà più dal recinto di Facebook. I Messenger Bot, come i Telegram Chatbot, sono il segno di dove sta andando la comunicazione. L’utente è pigro e vuole svolgere più azioni in un numero sempre più ristretto di luoghi. Al posto di usare dieci applicazioni per svolgere un’azione – che sia comunicare, consumare informazioni o acquistare servizi – l’utente vuole usarne una per svolgere 10 azioni. Il punto è che WhatsApp è rimasto fuori dal gioco. Nel suo discorso di 30 minuti, Zuckerberg ha pronunciato la parola “WhatsApp” una sola volta. In due giorni di conferenze, solo 1 evento su 44 ha riguardato l’azienda di messaggistica istantanea. Quello che tiene in vita WhatsApp è il numero di utenti, dunque la possibilità di raccogliere molte conversazioni private che poi Zuckerberg segmenta e rivende agli investitori pubblicitari su Facebook. Appena queste conversazioni si sposteranno in luoghi più interessanti, dove le persone possono svolgere più azioni, WhatsApp cadrà nell’irrilevanza. Sarà davvero così? Questa previsione può ritenersi attendibile proprio come una di Mark Zuckerberg? Solo il tempo potrà rivelarcelo…

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