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“Perché si è sentita male”. Omicidio Garlasco, cosa c’è dietro al malore della madre di Andrea Sempio

  • Italia

C’è un nuovo nome legato all’enigmatico caso di Chiara Poggi, la giovane uccisa nella sua casa di Garlasco il 13 agosto del 2007. Si chiama Antonio ed è un ex vigile del fuoco ora in pensione. A rivelarlo è stata la trasmissione “Chi l’ha visto”, condotta da Federica Sciarelli, che ha acceso un nuovo riflettore su un’inchiesta che continua a riservare colpi di scena. L’uomo, secondo quanto riferito dalla trasmissione, non è formalmente indagato, ma è già stato ascoltato dai carabinieri nell’ambito delle nuove indagini che coinvolgono Andrea Sempio, amico di Chiara, già finito nel registro degli indagati con l’accusa di omicidio in concorso.

Il nome di Antonio è emerso proprio nel corso dell’ultima settimana. Lunedì scorso, i carabinieri lo hanno menzionato nel corso di un interrogatorio alla madre di Sempio, Daniela Ferrari. La reazione della donna, secondo quanto riferito dalla sua legale, Angela Taccia, è stata drammatica: “Ha avuto un forte attacco di panico”, ha spiegato l’avvocata, aggiungendo che la sua assistita è già debilitata da una “patologia neurologica peggiorata per la situazione che sta vivendo”. La pressione psicologica cui è sottoposta la madre dell’indagato sembra dunque aumentare con l’emergere di nuovi elementi che, seppur non incriminanti, aprono scenari inattesi.


Garlasco, il malore della madre di Andrea Sempio, parla l’avvocato di famiglia

A chi L’ha visto, l’avvocato della famiglia Sempio ha spiegato il motivo del malore della madre di Andrea. La donna è arrivata in caserma e non si aspettava una folla di fotografi e giornalisti ad attenderla. “L’hanno strattonata”, ha detto la legale alle telecamere di Chi l’ha visto “Non si aspettava tutta quella gente e si è sentita stralunata”. Poi, in caserma, il nome di Antonio, un qualcosa che la donna non si aspettava.

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“Una deviazione improvvisa che rompe l’equilibrio. E in quell’istante, non è più lei a decidere. Il respiro si incrina, il volto si svuota, il corpo si difende. Il malore arriva come uno schianto. – si legge nell’articolo di Quotidiano Nazionale – Non si rialza. Nemmeno dopo. Non trova più le parole. Solo lacrime, e il bisogno di sparire. È quello che in psicologia si chiama somatizzazione emotiva, ma sul piano criminologico è molto di più: è il punto esatto in cui il bisogno di proteggere chi ami si scontra con il timore paralizzante di non saperlo fare, il momento in cui la tensione emotiva oltrepassa la soglia e si fa carne, sintomo, collasso”.

La giornalista scrive: “Una madre non sviene per strategia. Una madre non piange per copione. Crolla perché l’idea di poter nuocere, anche solo con uno sguardo fuori posto, è più intollerabile della paura stessa. E chi conosce la dinamica delle reazioni sotto pressione lo sa bene: il panico non si simula ed il cedimento non si inventa. È una risposta primaria che passa sotto il nome di sopravvivenza”.


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