Il primo giorno di rientro nelle scuole italiane, dopo la lunga pausa pasquale e il ponte del 25 aprile, si è aperto con una decisione che ha sollevato polemiche e indignazione. Alcuni istituti scolastici, infatti, hanno imposto agli studenti un minuto di silenzio in memoria di Papa Francesco, scomparso il 21 aprile scorso. Secondo quanto denunciato dall’Associazione per i Diritti degli Utenti e Consumatori (Aduc), il momento di raccoglimento sarebbe stato obbligatorio, senza possibilità per gli alunni di astenersi, provocando l’ira di associazioni e cittadini.
Aduc ha espresso dure critiche attraverso il suo presidente, Vincenzo Donvito Maxia, che ha commentato: “Da alcune notizie che ci sono pervenute, purtroppo è accaduto quanto non avremmo voluto accadesse: obbligo con nessuna possibilità di non ottemperarvi”. Maxia ha sottolineato come questa imposizione appaia ancor più grave considerando che, nella scuola pubblica italiana, è prevista la possibilità di essere esentati dall’ora di religione cattolica. L’associazione ha già annunciato l’intenzione di procedere con una denuncia contro il Ministero dell’Istruzione e del Merito per “abuso di potere”, alimentando così il dibattito pubblico sulla laicità delle istituzioni scolastiche.

Morte papa Francesco, polemica per il minuto si silenzio a scuola
Sulla questione è intervenuta anche l’Unione degli atei e degli agnostici razionalisti, che ha ricordato come in occasione della morte di Silvio Berlusconi, nonostante fosse stato proclamato il lutto nazionale, non vi fosse stata alcuna imposizione del minuto di silenzio nelle scuole, in quanto l’anno scolastico era già concluso per molte classi.
Diverso, secondo l’Unione, è stato il caso della commemorazione per Giulia Cecchettin, dove il momento di raccoglimento è nato da una spinta collettiva spontanea, estesa simbolicamente a tutte le donne vittime di violenza, e non da una disposizione calata dall’alto per la morte naturale, e in età avanzata, di un leader religioso.

A dare il via alla controversa iniziativa è stata una circolare ministeriale che, oltre a prescrivere il minuto di silenzio, disponeva anche l’esposizione a mezz’asta delle bandiere italiana ed europea sugli edifici pubblici, in coincidenza con le esequie del Pontefice, programmate per sabato. Inoltre, la stessa circolare invitava a svolgere tutte le manifestazioni pubbliche in modo “sobrio e consono alla circostanza”, richiamando un’atmosfera di raccoglimento ufficiale su tutto il territorio nazionale.


La vicenda ha inevitabilmente riacceso il dibattito sulla separazione tra Stato e Chiesa, sull’autonomia scolastica e sulla libertà individuale. In un momento storico in cui la pluralità di pensiero e la tutela delle minoranze dovrebbero essere valori irrinunciabili, la forzatura istituzionale di un atto di commemorazione religiosa rischia di incrinare ulteriormente il fragile equilibrio tra diritti civili e tradizione, aprendo interrogativi profondi sul futuro della scuola pubblica in Italia. Poche ore dopo la denuncia, il tema ha iniziato a circolare ampiamente anche sui social network, segno di una sensibilità sempre più diffusa su queste tematiche.