In questi giorni, in provincia di Bergamo, un’anziana è stata derubata all’esterno di un ufficio postale dopo aver ritirato la sua pensione. Scatta la colletta tra gli agenti di polizia e la sopravvivenza della donna è assicurata. Di diverso tenore sono le notizie sui cosiddetti ladri di cibo. Sempre più frequente nelle cronache sono i casi di persone che, colpite da povertà, si lanciano in azioni che mai avrebbero pensato di compiere. I nuovi poveri sono in aumento, a causa della crisi, della perdita del posto di lavoro e del caro vita. Si legge spesso di gente – di ogni età e grado di istruzione – scoperta in negozi e supermercati a rubare generi alimentari. L’epilogo è sempre lo stesso. Vergogna e poi il triste outing: “Non ho i soldi per vivere”. Talvolta c’è il lieto fine, con il perdono per la comprensione. Ci sono negozianti che si commuovono e non denunciano, lasciando anche la “refurtiva” nella disponibilità del “ladro costretto”. Ma non sono rari i casi in cui vengono chiamati polizia o carabinieri. Certo, c’è l’obbligo di procedere, ma è bello leggere che anche le divise sanno essere comprensive: pagano il corrispondente e donano i beni al ladro di cibo. Si tratta di generi alimentari, non diamanti.
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Recentemente, a Piacenza, un senzatetto è stato pizzicato con le tasche piene di viveri appena sottratti in un supermercato. Arrivano gli agenti, si confrontano con il direttore dell’esercizio e decidono di accompagnarlo in un fast food offfrendogli il pranzo. Questione umanitaria, prima che penale. Del resto, si moltiplicano i casi di italiani che frugano tra i rifiuti alla ricerca di avanzi. Anche questa è una fotografia dell’Italia che soffre.
Ladro sfigato: “È una rapina”. Ma i commessi lo ignorano e lui va via a mani vuote