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Nelle lettere segrete di Himmler la spaventosa normalità del mostro

  • Cinema

Il 6 maggio del 1945 i soldati dell’armata americana occuparono la casa di famiglia di Heinrich Himmler, capo della Gestapo e delle SS, braccio destro di Hitler, responsabile dell’ideazione, dello sviluppo ed esecuzione delle strategie che portarono allo sterminio di milioni di ebrei, comunisti, testimoni di Geova, omosessuali, dissidenti e Rom.


Nella sua casa a Gmund, in Germania furono scoperte centinaia di lettere private, documenti, diari e fotografie. Dalla lettura di questo materiale è nato un film che svela i pensieri nascosti, gli ideali, i piani e i segreti del comandante delle SS, l’architetto della Soluzione Finale Heinrich Himmler. Il tutto grazie a rarissimi filmati, spesso mai visti prima, tratti da 151 fonti di 53 diversi archivi dislocati in 13 paesi del mondo, come il Bundesfilmarchiv Berlino, il National Archive Maryland, lo Steven Spielberg Film and Video Archive presso l’USHMM Washington e molti altri. Il film uscirà in sala, per non dimenticare, il 27 e 28 gennaio da Nexo Digital e Feltrinelli Real Cinema per Il Giorno della Memoria. Presentato in molti festival, a cominciare da Berlino 2014, è tratto dal libro Heinrich Himmler, il diario segreto (pubblicato da Newton Compton).

 

Spiega la regista Vanessa Lapa “Dato che la narrazione del film si svolge intorno alla costellazione di Himmler e della sua famiglia – dapprima attraverso i parenti e i fratelli, poi attraverso la moglie, la figlia e l’amante – il pubblico diventa testimone del mondo prodotto dalla Prima guerra mondiale e dalla Repubblica di Weimar, viste inizialmente dal punto di vista di un tedesco della classe media e successivamente dal punto di vista di una famiglia nazista di alto rango” e continua “le impressioni personali e il personale coinvolgimento di Himmler negli sviluppi politici e sociali dell’epoca sono il filo conduttore che dà forma all’esperienza cinematografica e rivelano quanto la crudeltà e il male possano emergere e svilupparsi da un’apparente normalità. Lo spettatore è così abbandonato al disagio di essere combattuto tra due poli: il coinvolgimento emotivo dettato dagli scritti particolarmente intimi dei personaggi e le orribili atrocità commesse per loro ordine”.

 

 

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