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“Ha violentato una 13enne”. Per il big del cinema l’accusa gravissima e infamante. Ora è nei guai e rischia l’arresto

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Quarant’anni dopo essere fuggito dall’America in seguito alla violenza sessuale su una minorenne, il regista franco – polacco Roman Polanski aveva chiesto di poter tornare negli Stati Uniti senza essere minacciato di detenzione, ma il giudice americano che si è occupato della richiesta del regista ha respinto quest’ultima. “Il giudice Scott Gordon ha deciso che la domanda dell’imputato oltre che le relative richieste siano respinte” ha fatto sapere il tribunale superiore di Los Angeles nella sua decisione scritta, spianando la strada al potenziale arresto del regista del ‘Pianista’ se rimettesse piede sul territorio americano. La vicenda risale al 1997 negli Stati Uniti dove Polanski venne accusato della violenza sessuale su Samantha Gailey, all’epoca 13enne. Il capo d’accusa venne ridotto a rapporto sessuale extramatrimoniale con persona minorenne, Polanski si dichiarò colpevole, ma temendo una sentenza più dura dei 92 giorni inizialmente comminati, fuggì in Europa. Gailey, ha pubblicato un libro sulla sua storia. (Continua a leggere dopo la foto) 


All’interno del libro la donna racconta di essere stata drogata prima di essere violentata da Polanski nella casa dell’attore Jack Nicholson. ‘The Girl: A Life Lived in the Shadow of Roman Polanski’, è questo il titolo del libro, che promette di rivelare aspetti oscuri di quella vicenda. Samantha si trovava nella casa di Jack Nicholson, a Hollywood, quella notte del 1977. Roman Polanski aveva deciso di portare la tredicenne Samantha proprio lì per affascinarla e con la scusa di farle delle foto. Ma aveva poi abusato di lei, dopo averla fatta ubriacare e averle fatto assumere droghe. (Continua a leggere dopo le foto) 

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Le fotografie, in bianco e nero, realmente scattate dal regista sono inserite nel libro ‘Memorie di Samantha’. Quella sera la ragazzina aveva annotato sul suo diario: “Io ho avuto le mie foto, scattate da Polanski, e lui mi ha stuprato. Cazzo!” Nonostante la decisione di riportare alla ribalta la storia del suo stupro, la Geimer scrive di aver perdonato il regista e spiega di averlo fatto “per non essere più etichettata come una vittima”.

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