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“È fatta”. Emanuela Orlandi, svolta inattesa sul caso: la notizia da Roma cambia tutto

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emanuela orlandi procura roma riapre indagini

La Procura di Roma riapre il caso di Emanuela Orlandi. Da giorni il caso della ragazza scomparsa nella Capitale il 22 giugno 1983 è tornato in auge. Nei giorni scorsi c’è stata l’ennesima clamorosa notizia su un mistero che va avanti da tanto, troppo tempo. Pietro, fratello della donna che oggi, se fosse viva, avrebbe 55 anni ma che è svanita nel nulla quando era solo una quindicenne, è stato nuovamente ospite della trasmissione Chi l’ha visto.

Pietro Orlandi ha parlato della lettera che l’arcivescovo di Canterbury George Carey avrebbe scritto e inviato al cardinale Ugo Poletti. Lettera la cui autenticità non è confermata. In questa storia dai contorni tanto macabri quanto sfuocati, c’è il giallo delle cassette. Una prima cassetta è stata trovata sotto il colonnato di San Pietro e prelevata, secondo i presunti rapitori, da funzionari vaticani. Un’altra, nell’83, è stata inviata all’Ansa e poi fatta ascoltare al padre e allo zio di Emanuela.

Leggi anche: Caso Emanuela Orlandi, rivelazione choc. Il mistero della registrazione: “Una cassetta porno”

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Emanuela Orlandi, i magistrati del Vaticano e di Roma collaborano

A gennaio, a distanza di 40 anni dalla sparizione di Emanuela Orlandi, il Vaticano ha riaperto le indagini per fare luce e accertamenti su vecchie e nuove piste. Ora è la Procura di Roma a muoversi. Leggo fa sapere che “I magistrati della Santa Sede e quelli romani stanno collaborando al caso. L’indagine è stata affidata a un sostituto procuratore, Stefano Luciani“.

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Ovviamente bisogna utilizzare il condizionale quando si parla di queste cassette. Come ricordato dal Giornale “la prima cassetta non è mai stata trovata. Tanto più che secondo gli inquirenti la seconda cassetta, ricevuta nella sede Ansa di Roma, conteneva solo spezzoni di film porno, mentre la famiglia è convinta che in alcuni punti la voce potrebbe essere quella di Emanuela Orlandi”.

Francesco Paolo Del Re, giornalista di Chi l’ha visto, ha raccolto i pareri di due esperti. Sempre come riportato dal Giornale, la prima è la pornostar e oggi produttrice Jessica Rizzo che dice: “A me non sembrano tanto grida di piacere. O è un film sadomaso. Io ho fatto 250 film, ma c’erano più grida di piacere, poi mentre si gioca, ci si diverte, scappano anche delle parole, a volte spinte. Qui avverto qualcosa di lugubre, non di eccitante!. Ma sul caso, che coinvolgerebbe lo Stato Vaticano, quello italiano, l’Istituto per le opere di religione, organizzazioni terroristiche, il Banco Ambrosiano, i servizi segreti di diversi Stati e la Banda della Magliana, c’è tanto altro.

In un audio sconvolgente si parlava ad esempio “di un vecchio sodale di Enrico De Pedis, uno dei capi storici della banda della Magliana”. L’uomo, non sapendo di essere registrato, sulla scomparsa di Emanuela Orlandi punta il dito contro una persona in particolare, facendo nome e cognome. Dopo la morte di Benedetto XVI, avvenuta il 31 dicembre 2022, Ali Agca, l’attentatore di Papa Wojtyla aveva dichiarato: “Papa Ratzinger non ha avuto nessuna responsabilità nel mistero Emanuela Orlandi. Tuttavia, Papa Ratzinger poteva liberare Emanuela Orlandi, se avesse deciso di farlo durante nel suo pontificato”.

Emanuela Orlandi, la decisione clamorosa del Vaticano

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