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“È stata costretta…”. Silvia Romano, spunta un inquietante particolare sulla sua prigionia

La cooperante Silvia Romano finalmente libera e di ritorno in Italia a più di un anno e mezzo dal rapimento in Kenya per mano di al-Shabaab. Attesa per le 14 di oggi all’aeroporto di Ciampino, sarà il ministro degli Esteri Luigi Di Maio ad accoglierla dopo il volo dalla Somalia, dove è stata rilasciata. La 24enne sarà oggi stesso ascoltata dai pm della Procura di Roma titolari delle indagini sul sequestro della giovane. Silvia Romano sarà infatti sentita dagli inquirenti che sulla sua scomparsa avevano aperto un fascicolo per sequestro di persona per finalità di terrorismo.

Ma la vera domanda è: Silvia Romano è stata costretta a convertirsi all’Islam durante il rapimento? È il dubbio che avanza il Corriere della Sera, che fa una ricostruzione del rapimento e della fasi della liberazione della volontaria italiana rapita in Africa e liberata dopo un lungo periodo di prigionia. Quando viene liberata, venerdì sera, la giovane arriva vestita con gli abiti tradizionali delle donne somale e il capo coperto, appare in buone condizioni di salute. Viene subito trasferita nell’ambasciata italiana in Somalia e quando le chiedono di cambiarsi spiega di essere “una convertita”, chiarisce di volerne “parlare subito con mia mamma appena la rivedrò”. (Continua a leggere dopo la foto)


Già nei mesi scorsi era circolata la notizia che fosse stata costretta a sposare uno dei carcerieri e aderire all’Islam. Si tratta di una giovane donna fiaccata da una prigionia durata un anno e mezzo e da pressioni psicologiche atroci, dunque soltanto dopo il rientro in Italia si capirà se sia davvero questa la sua scelta. (Continua a leggere dopo la foto)

Forse già domenica pomeriggio quando sarà interrogata dai magistrati e dai carabinieri del Ros proprio per ricostruire questi drammatici 18 mesi. La trattativa con il gruppo jihadista di Al Shabaab è durata mesi. Venti giorni fa poi è finalmente arrivata la prova che Silvia era viva. Una conferma importante dopo mesi in cui si erano susseguite “voci e illazioni che secondo l’intelligence avevano soltanto l’obiettivo di far salire il prezzo del rilascio”, scrive ancora il Corriere. (Continua a leggere dopo la foto)

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La cooperante, che collaborava con la onlus marchigiana ‘Africa Milele’, era stata rapita il 20 novembre 2018 da un commando di uomini armati nel villaggio di Chakama, a circa 80 chilometri a ovest di Malindi, in Kenya mentre seguiva un progetto di sostegno all’infanzia.

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