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“Volevano che ci suicidassimo”. Wanna Marchi e Stefania Nobile, il racconto choc dopo il carcere

Wanna Marchi e Stefania Nobile sono tra le donne più chiacchierate d’Italia. Ospiti del programma condotto da Gabriele Parpiglia, Seconda vita (nella puntata che andrà in onda mercoledì 6 novembre), madre e figlia hanno raccontato ciò che di terribile accadeva in carcere. Le due donne sono da qualche tempo tornate in libertà dopo aver scontato la pena per truffa. Ora, in tv, su Real Time, parlando del carcere, della detenzione e di come erano le loro vite prima dello scandalo che le ha travolte. “Abbiamo truffato – hanno ammesso – abbiamo accettato la pena. In carcere ci hanno accolto con i mitra e non ci hanno curato a dovere e abbiamo rischiato la vita”.

Una verità choc che nessuno si aspettava: “In carcere volevano che ci suicidassimo, ma noi ce l’abbiamo fatta”. Hanno resistito alle angherie, a tutto il resto e hanno scontato la loro pena. “La gente non comprava i nostri prodotti, ma comprava noi. Lo sciogli pancia nemmeno esisteva. È nato per caso in autostrada, una sera, di notte. Lo compravano tutti dall’Italia alla Spagna”, hanno raccontato. Continua a leggere dopo la foto


“L’Albania ci ha ridato una nuova dignità – hanno aggiunto – L’Italia ci odia ma noi abbiamo pagato il nostro debito con la giustizia e non abbiamo paura di nessuno. Se il diavolo ci incontra, si sposta”. E aggiungono dettagli choc sulle loro vite: “Siamo state vittime di avvertimenti mafiosi. Ai tempi del successo abbiamo subito un attentato armato, ma non ci siamo mai piegate. E mai ci piegheremo”. E ora che faranno? La risposta di Wanna sorprende tutti. Continua a leggere dopo la foto

“Sto creando altre creme e profumi da mettere sul mercato”, ha detto la Marchi mentre la figlia ha chiarito la sua posizione una volta per tutte. “Io voglio essere Stefania Nobile e non la figlia di Wanna Marchi”, ha detto Stefania Nobile. Su una questione madre e figlia sono d’accordo: “l’Italia è un capitolo chiuso”. Wanna Marchi e Stefani Nobile furono arrestate con l’accusa di aver creato una associazione a delinquere finalizzata alla truffa e all’estorsione. Continua a leggere dopo la foto

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Per un giro di oltre 32 milioni di euro incassati fra il 1996 e il 2001. La tecnica era facile e sempre la stessa: inviare dei numeri da giocare al Lotto, dati sicuramente vincenti ai clienti che venivano poi convinti ad accettare, e a pagare, delle pratiche anti malocchio nel caso in cui i numeri non uscissero. Un meccanismo che la Marchi e sua figlia avevano intenzione di esportare in Spagna. Ora madre e figlia vivono in Albania.

Wanna Marchi e figlia, la nuova vita in Albania: “In Italia ci sono deficienti”

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