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“Mia moglie morta, per me era tutto…”. Il dolore e le lacrime dell’amato attore delle nostre fiction. Un dramma dal quale non riesce a uscire

Al cinema è arrivato tardi. Colpa, racconta, di una certa timidezza nell’affrontare i provini. Poi, dopo il ruolo del  nella serie Romanzo Criminale, dove ha recitato insieme ad Alessandro Roja e Vinicio Marchioni, la sua carriera ha subito un’accelerazione. Il suo talento messo in mostra e applausi a scena aperta. Eppure con Marco Giallini, volto rude e voce profonda, la vita non è stata generosa. Un dolore enorme lo accompagna da 7 anni. La scomparsa di Loredana: «La madre dei miei figli, la donna con cui sono statoi trent’anni e che, dopo essersi sentita male, se ne è andata dalla mattina al pomeriggio senza che io le abbia potuto dire neanche ciao», racconta. «La sua morte (nel 2011, ndr) è un evento che né io né i miei figli abbiamo mai metabolizzato. Non ne abbiamo mai parlato. Non siamo mai andati al cimitero insieme, anzi, in 7 anni, al cimitero sono andato due volte in tutto. Le fotografie le ho a casa, ma non le guardo, non è roba per me perché lei è ovunque, nei ricordi, nelle stanze, nei viaggi a Barcellona che non farò più». Leggi anche: “Affare fatto”. Amici 22, Cricca torna in televisione: la notizia è ufficiale 


Un dolore mai superato. Che non esibisce, ma non nasconde. E che lo accomuna al personaggio che in maniera così convincente ha interpretato per il piccolo schermo: il vicequestore della polizia Rocco Schiavone, commissario vedovo inventato da Antonio Manzini che, sebbene romano, svolge le sue funzioni ad Aosta. «Non è che sono come Schiavone: sono proprio io – ha dichiarato Giallini in un’intervista -. Credo che il personaggio sia stato scritto su di me. Non faccio il poliziotto ma per il resto è, non voglio dire il mio alter ego, ma è proprio come mi sento io, anche quando sono da solo. È uno dei personaggi più vicini a me che abbia mai fatto». Nato in una famiglia operaia e soprannominato fin da ragazzo, dagli amici, Giallo. (Continua dopo le foto)


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Marco Giallini risiede attualmente a Fonte Nuova, quartiere della periferia nord romana, a pochi chilometri da Monterotondo. Prima del successo cinematografico, durante gli anni della sua formazione teatrale, ha svolto diversi lavori, come ad esempio l’imbianchino o lo scaricatore di bibite. Nei primi anni Ottanta ha fatto parte di una band, i Sandy Banana & The Monitors, un power trio basso, chitarra e batteria con cui proponeva cover dei Joy Division. Mi ritengo un profondissimo conoscitore musicale, avrei potuto fare la radio. È una passione autistica, la mia, ascolto tutto dal jazz agli Arctic Monkeys, dai Senzabenza, ai Clash band, quest’ultima, che Giallini poco più che diciassettenne ebbe l’occasione di vedere dal vivo, nello storico concerto di Bologna, in Piazza Maggiore, nel 1980. Strimpello un po’ di tutto: basso, chitarra, batteria, ma senza mai aver studiato.

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