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Daniza, ora chi l’ha uccisa deve pagare

Quella di Daniza è una storia destinata a commuovere ma anche a stimolare riflessioni più varie. Compresa l’interpretazione, che anche noi avevamo proposto, che la natura non è stato compresa. Perché, in fondo, quella dell’orsa era una vicenda normale se si accettano le regole che, da sempre, governano il mondo. Daniza era una mamma e come tale ha cercato di proteggere i suoi figli, come anche una mamma “umana” avrebbe fatto. Poi, era un orso, non un animale domestico “da borsetta”. E un orso si comporta in quel modo. Insomma, la polemica è servita e tante sono le voci che si sono levate per chiedere giustizia. A cominciare dal popolo del web che, al principio della storia, aveva coniato un hashtag per dire che #iostocondaniza e che oggi si è trasformato, giustamente, in #giustiziaperdaniza. Anche la politica cerca di insinuarsi nel dibattito. Lo hanno fatto esponenti di ogni schieramento.
Interviene anche il ministro dell’Ambiente, tirato in ballo dalle polemiche, e in una nota fa sapere che ha «già inviato alla provincia di Trento la richiesta di una relazione sull’accaduto, per chiarire la dinamica dei fatti e chiedendo misure affinché episodi come questo non si ripetano più». «La morte di un esemplare di un orso – afferma Galletti – è sempre una sconfitta. Ora pensiamo a seguire e tutelare i due cuccioli». Ma è l’associazionismo a fare la voce più grossa: Enpa, Lipu, Legambiente, Wwf e Lav. Tanti cinquetii veicolano la rabbia per la morte di Daniza. Che doveva essere salvata e non cercata come un pericoloso serial killer e poi abbattuta, sottraendola ai suoi due cuccioli. Lav e Wwf chiedono «che siano accertate le eventuali responsabilità, per evitare nuove morti di questi preziosi animali, specie protetta dall’Unione europea verso cui l’Italia è responsabile». «Ancora una volta, un animale innocente ha perduto la vita per l’arroganza e l’incapacità dell’uomo», commenta a nome della Federazione italiana associazioni diritti animali e ambiente.


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