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“Siamo circondati dagli algoritmi”. Paolo Lugiato: “L’impatto su di noi spesso significativo”

paolo lugiato algoritmi pew research center

Gli algoritmi ci circondano, utilizzando enormi quantità di dati e analisi complesse da realizzare con impatti spesso significativi sugli esseri umani – dalla scelta del contenuto da vedere sui social media al giudizio su un candidato da assumere. A segnalarlo è Paolo Lugiato, manager del settore Ict, commentando un recente studio realizzato dal Pew Research Center.

Nel corso del 2018 il Pew Research Center, un autorevole istituto di ricerca americano, ha scandagliato a lungo il mondo degli algoritmi, pubblicando una serie di report dai quali si evidenziano, nettamente, 7 key points. Eccoli.

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1. Le piattaforme di contenuti generate dagli algoritmi svolgono un ruolo di primo piano nelle dieta informativa degli americani. Gran parte di loro apprende le news attraverso Facebook o YouTube, che utilizzano, appunto, algoritmi per scegliere i contenuti da proporre agli utenti. Addirittura l’81% di chi usa YouTube afferma di guardare almeno occasionalmente i video suggeriti dalla piattaforma.

2. Quando si parla di algoritmo, inevitaile riferirsi ai social, facebook in particolare. Come spiega Paolo Lugiato, quasi la metà degli iscritti a Facebook, inclusi quelli da 50 anni in su, dice di non capire in che modo il feed delle notizie generato dall’algoritmo del social network seleziona quali post mostrare loro. Ignora che Facebook propone contenuti e pubblicità mirati sulla base dei comportamenti online.

3.Più della metà (56%) degli adulti americani è preoccupato perché ritiene inaccettabile l’uso di algoritmi da parte delle aziende e delle istituzioni nel prendere decisioni che possano impattare sulla vita delle persone. E il 68% detesta che vengano raccolte grandi quantità di dati sugli individui allo scopo di proporre oggetti da acquistare o incentivi finanziari. Tutto ciò viene vissuto come una violazione della privacy.

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4.Tre quarti degli utenti dei social media dicono che è accettabile ricevere consigli personalizzati da Facebook e dalle altre piattaforme se segnalano eventi di potenziale interesse. Ma la stragrande maggioranza detesta che i dati personali siano utilizzati per fare campagne politiche.

5.Sei americani su dieci (58%) pensano che i programmi per computer rifletteranno sempre i pregiudizi di chi li progetta. E, quindi, vivono gli algoritmi come un fattore di disparità sociale.

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6.Le piattaforme di social media guidate da algoritmi possono generare sentimenti di rabbia negli Utenti. E gran parte degli americani sono scettici sul fatto che i contenuti proposti riflettano la realtà. La maggioranza (44%) ne ride divertita, ma il 25% degli intervistati da Pew Research Center reagisce con rabbia. Più in generale, il 74% pensa che i contenuti pubblicati dalle persone sui social media non forniscano un quadro fedele della realtà.

7.Gli algoritmi limiteranno l’autonomia delle persone? Alla domanda, 979 esperti di tecnologia hanno risposto dicendo che i progressi nell’intelligenza artificiale guidata da algoritmi potranno rivoluzionare aree come l’assistenza sanitaria, l’istruzione e ampi settori dell’economia. La maggior parte degli esperti, indipendentemente dal fatto che siano ottimisti o meno, ha espresso preoccupazioni per l’impatto sull’umanità (a lungo termine) di questi nuovi strumenti.

Accordo Bbc-Discovery, Paolo Lugiato: “È la Prima guerra mondiale della televisione”

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