Imane Khelif ha finalmente rotto il silenzio dopo lo scandalo e la forte pressione mediatica che l’ha travolta dopo la controversa sfida contro l’italiana Angela Carini, in cui sono emerse accuse sulla sua identità sessuale. L’atleta algerina ha lasciato che fossero la sua abilità nel pugilato e il supporto ufficiale del CIO, che ha confermato la sua legittima partecipazione alle Olimpiadi, a parlare per lei. Grazie ai verdetti dei giudici, Khelif ha già al collo una medaglia di bronzo, conquistata battendo l’ungherese Hamori, e punta ora a qualcosa di ancora più prezioso. Se vincerà il prossimo incontro contro la thailandese Janjaem Suwannapheng, combatterà per la medaglia d’oro.
Dopo giorni di silenzio, Khelif si esprime con forza. Accusa anche il team italiano e descrive la sua situazione come una forma di bullismo e aggressione personale. Si domanda, come molti altri, perché tutto questo clamore sia scoppiato proprio ora, dopo anni di carriera nel pugilato.
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Imane Khelif contro Angela Carini: “Cosa voleva farmi”
Il suo sfogo inizia con un riferimento alla posizione dell’Italia e di Angela Carini, che abbandonò il match contro Khelif dopo appena 45 secondi, dicendo “fa malissimo” e lasciando il ring senza salutare l’avversaria. Successivamente, Carini ha spiegato di essersi bloccata e ha augurato alla pugile algerina di arrivare in finale e vincere l’Oro.
Queste parole non sono bastate né alla federazione algerina, che ha difeso Khelif, né alla stessa pugile. In un’intervista all’emittente Sntv, Khelif ha dichiarato: “La pugile italiana mi conosce bene da anni, perché sono sempre andata in Italia ad allenarmi come membro della squadra nazionale. Hanno usato questa campagna diffamatoria per cercare di indebolirmi“. Khelif ha etichettato come bullismo le critiche sulla sua partecipazione alle Olimpiadi, un traguardo raggiunto dopo tanti sacrifici. Le accuse sulla sua condizione biologica sono state una forma di coercizione psicologica per scoraggiarla, senza alcuna prova scientifica a supporto.
“Voglio ringraziare tutti coloro che mi hanno sostenuto”, ha concluso Khelif, “tutti gli uomini e le donne algerini, le persone del mondo arabo e chiunque nel mondo si sia schierato dalla mia parte in questa feroce campagna contro di me. Il bullismo ha conseguenze devastanti e può distruggere le persone, uccide i pensieri, lo spirito e la mente, divide i popoli. La mia famiglia in Algeria è preoccupata. Li sento due volte a settimana e spero che non siano troppo feriti da tutto questo. Vincere l’oro sarebbe la mia miglior risposta“.