Ciò che per la Chiesa non ha più alcun valore, per la Repubblica Italiana rimane un matrimonio se gli sposi hanno convissuto per almeno tre anni dopo aver detto sì sull’altare. Secondo un principio appena affermato dalla Cassazione, restare insieme per così tanto tempo è infatti segno di stabilità dell’unione, checché ne dica la Sacra Rota. Alla Suprema Corte si era rivolto un veneziano, che voleva far valere gli anni passati insieme contro la cancellazione dell’unione che la moglie aveva ottenuto tramite i tribunali ecclesiastici. La sentenza riafferma la laicità dello Stato, sottolineando che anche i Patti Lateranensi, aggiornati nel 1984, prevedono deroghe al riconoscimento degli annullamenti “sacri”. Il marito in questione, però, ha poco da festeggiare. La Cassazione ha infatti sancito la regola dei tre anni, ma non l’ha applicata nel suo caso, perché l’uomo era fuori tempo massimo: avrebbe dovuto inserire la lunga convivenza già nelle motivazioni del ricorso davanti alla Corte d’Appello…