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“Sedate e in clinica psichiatrica”. Emanuela Orlandi, rivelazioni inquietanti sulle sue amiche

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Emanuela Orlandi e i misteriosi destini delle amiche. La notizia della riapertura del caso da parte della Procura di Roma ha riacceso i riflettori sulla ragazza, che oggi avrebbe 55 anni, scomparsa nella Capitale il 22 giugno 1983. Dopo 40 anni di dubbi la svolta, se così si può chiamare, è arrivata nelle settimane scorse: “I magistrati della Santa Sede e quelli romani stanno collaborando al caso. L’indagine è stata affidata a un sostituto procuratore, Stefano Luciani”.

Tra pochi giorni arriverà il voto sulla commissione bicamerale di inchiesta sulla scomparsa sia di Emanuela Orlandi sia di Mirella Gregori, la ragazza di 15 anni svanita nel nulla un mese prima. Adesso, in attesa che venga fatta una volta per tutte chiarezza sulla fine delle due giovani, emergono dettagli inquietanti su altre persone, ovvero i testimoni inconsapevoli. Parliamo di Raffaella Monzi, Silvia Vetere e Pierluigi Magnesio, tutti vicini a Emanuela Orlandi.

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Il destino oscuro delle persone vicine a Emanuela Orlandi

Raffaella Monzi frequentava lo stesso corso di musica di Emanuela Orlandi in quel complesso di Sant’Apollinaire che è l’ultimo luogo in cui è stata vista la 15enne. Raffaella raccontò ad Emanuela di aver ricevuto una proposta di lavoro e di aver ricevuto 375mila lire. Ma la sfilata in cui avrebbe dovuto distribuire volantini non c’è mai stata e il compenso è apparso esagerato. La mamma ha spiegato di aver deciso di trasferirsi a Bolzano, “ma c’erano persone che hanno continuato a controllarci. Raffaella fu seguita da un giovane biondino. Ogni volta ce lo trovavamo davanti e un giorno le disse: “Vieni via con me, lascia i tuoi genitori”.

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Oggi Raffaella ha 59 anni ed è rinchiusa in una clinica psichiatrica. Forse Emanuela le aveva rivelato dettagli per risalire all’identità del suo rapitore. Silvia Vetere, invece, era compagna di classe di Emanuela e in due occasioni, con dichiarazioni messe a verbale nel 1983 e nel 2008, ha fatto un ritratto inedito della 15enne. Ha spiegato che Emanuela avrebbe voluto trovarsi un lavoro e che non aveva voglia di studiare. Potrebbe essere stato questo suo desiderio a farla finire in una trappola. Inoltre Silvia ha rivelato che Emanuela le aveva detto: “Non mi vedrete per un po’“. Il cugino in un’intervista rivelò: “Silvia è stata vittima di un ulteriore sequestro, è stata portata in strutture psichiatriche per impedirle di ripetere quel che sapeva su Emanuela Orlandi. Quel che le era stato confidato era scomodo. Per questo è stata prelevata a più riprese, bombardata di farmaci, narcotizzata, annichilita nel corpo e nella psiche, in una struttura per tossicodipendenti”.

Infine Pieluigi Magnesio anche lui compagno di classe di Emanuela Orlandi e Silvia Vetere. Nel 1997 il sostituto procuratore Giovanni Malerba indentificò nel Magnesio quel “Pierluigi” che aveva telefonato a casa Orlandi tre giorni dopo la scomparsa della ragazza: “Ove il ‘telefonista’ Pierluigi si identificasse nel Magnesio, dovrebbe inferirsi che questi fosse stato contattato dai sequestratori e indotto, verosimilmente con minacce, a effettuare le prime telefonate in funzione di depistaggio. Ove così fosse, ancora oggi il Magnesio potrebbe fornire utilissimi elementi per l’identificazione dei sequestratori”. Inoltre fu proprio Pierluigi Magnesio a chiamare il Telefono Giallo nel 1987: “Buona sera, sono Pierluigi. Se parlo, mi ammazzano“.

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