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“Rasentiamo la follia”. Matteo Bassetti contro le regole: “Tutto questo non va bene”

  • Italia
matteo bassetti covid scuola follia

Mentre i partiti continuano a non trovare una soluzione per Quirinale e Governo, gli italiani sono ancora alle prese con il Covid. E con le disposizioni conseguenti. Così Matteo Bassetti, direttore della clinica di Malattie Infettive dell’ospedale San Martino di Genova, è recentemente intervenuto su Facebook per dire la sua.

In particolar modo il primario si è soffermato sulle regole che sono applicate al mondo scolastico. “La gestione del Covid a scuola nel nostro paese rasenta la follia – si legge nel post di ieri, mercoledì 26 gennaio – Assistiamo a regole sanitarie incomprensibili, anche per chi le ha scritte, che non servono a prevenire i contagi, ma solo a danneggiare gli studenti e le loro famiglie”.

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Matteo Bassetti: “Stop tamponi ad asintomatici”

Nel post Matteo Bassetti lancia un forte appello alla classe dirigente: “Bisogna tornare ad ascoltare i pediatri e i medici: chi è malato sta a casa per almeno 3 giorni dalla scomparsa dei sintomi, basta tamponi agli asintomatici (fatti più per mitigare ansie genitoriali ingiustificate che non per limitare diffusione del virus) e basta alla scuola in DAD, se non assolutamente necessaria”.

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Appena due giorni fa Antonello Giannelli, presidente dell’associazione nazionale presidi, affermava che il servizio scolastico è oramai: “Completamente snaturato. I dirigenti e i loro collaboratori non riescono più a occuparsi di questioni scolastiche ma esclusivamente di problemi sanitari e parasanitari”. Matteo Bassetti aggionge: “Le quarantene forzate e la dad non sono in grado di fermare questo virus che non infetta solamente durante le ore di scuola…”.

Infine il primario del San Martino di Genova conclude: “La giornata di uno studente e delle sue attività e contatti, per fortuna, non finisce al suono della campanella. Così per l’ennesima volta chi paga il prezzo più alto per la pandemia sono gli scolari e i loro genitori. Urgono cambiamenti ascoltando di più i medici e meno i burocrati da ministero”.


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