“Dopo aver contemplato la bellezza del paesaggio di tutta questa zona, dove uomini e donne lavorano portando avanti la loro famiglia, dove i bambini giocano e gli anziani sognano… trovandomi qui, in questo luogo, trovo da dire soltanto: la guerra e? una follia”, a Redipuglia, davanti alle tombe di centomila soldati italiani, dopo aver sostato nel cimitero austroungarico, a cento anni dalla Prima Guerra mondiale è arrivato per pregare per “ i caduti di tutte le guerre” e per l’oggi, in un mondo sfregiato dai conflitti: “La guerra è folle”. “Anche oggi, dopo il secondo fallimento di un’altra guerra mondiale, forse si può parlare di una terza guerra combattuta a pezzi, con crimini, massacri, distruzioni…”. Al centro, la frase di Caino: «Ad essere onesti, la prima pagina dei giornali dovrebbe avere come titolo: “A me che importa?”. Caino direbbe: “Sono forse io il custode di mio fratello?”.
“Qui ci sono tante vittime. Oggi noi le ricordiamo. C’è il pianto, c’è il dolore. E da qui ricordiamo tutte le vittime di tutte le guerre – ha detto -. Anche oggi le vittime sono tante… Come è possibile questo? È possibile perché anche oggi dietro le quinte ci sono interessi, piani geopolitici, avidità di denaro e di potere, e c’è l’industria delle armi, che sembra essere tanto importante. E questi pianificatori del terrore, questi organizzatori dello scontro, come pure gli imprenditori delle armi, hanno scritto nel cuore: A me che importa?”