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Gatti, banane e renne, le 8 ricerce scientifiche più folli dell’anno

Si può ridere della scienza. Succede all’Università di Harvard, in Massachussets, dove da 24 anni vengono consegnati i premi IgNobel per le ricerche più “folli” dell’anno. Quest’anno i premi assegnati dalla rivista scientifico-umoristica Annales of Improbable Research hanno visto tra i vincitori ricerche esilaranti.

Alcuni dei vincitori:

Un team di studiosi americani ha effettuato una ricerca per capire se avere dei gatti può essere negativo per la propria salute mentale.


 

Biologi norvegesi hanno cercato di capire se le renne dell’arcipelago artico delle Svalbard sono spaventate dagli uomini vestiti con un abbigliamento che gli ricorda gli orsi polari.

Un gruppo di ricercatori del Michigan ha invece scoperto che l’unico modo per fermare una incontrollabile perdita di sangue dal naso dovuta a una ‘tromboastenia di Glanzmann’ è quello di inserire nelle narici della carne di maiale stagionata. 

Ricercatori giapponesi dell’Università di Kitasato per aver misurato i coefficienti di attrito della buccia di banana con il pavimento e le scarpe di chi ci cammina sopra. 

Per le neuroscienze il premio è andato allo studio che ha registrato ciò che avviene nel cervello di chi vede l’immagine del volto di Gesù sulla superficie di un toast, coordinato dall’Accademia delle Scienze cinese.

Ricercatori dell’Università di Praga che hanno verificato la “sensibilita’ geomagnetica” dei cani che preferiscono urinare allineando il corpo al campo magnetico terrestre. 

Tre psicologi hanno raccolto elementi sulle ragioni per cui i tiratardi sono generalmente più narcisisti, manipolatori e psicopatici. 

L’università di Bari ha misurato il potere ‘antidolorifico’ dell’arte. Il premio è andato a Marina de Tommaso, Michele Sardaro e Paolo Livrea per la ricerca sulla percezione del dolore: lo studio ha dimostrato che il dolore causato dalla “bruciatura” di un raggio laser mentre si osserva un bel quadro è inferiore a quello che si prova quando si guarda un’opera brutta.   




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