Nella classifica dei 200 CEO più pagati d’America, ci sono solo 11 donne e guadagnano in media 1,6 milioni di dollari in meno rispetto ai colleghi. Abbastanza per farsi il sangue amaro, e come la mettiamo col fatto che la più pagata di tutte, la 59enne Martine Rothblatt, fino al 1994 era un lui? “Non posso dire che quel che ho costruito equivale alla conquista di una donna. Per la prima parte della mia vita sono stata un uomo” dice oggi al New York Magazine, che le dedica la copertina. La vulcanica Rothblatt ha fondato Sirius Satellite Radio, poi una casa farmaceutica specializzata in ipertensione polmonare primaria, male che affligge uno dei quattro figli che la chiamano papà avuti da Bina, con cui è sposata da 30 anni. Uomo o donna sono categorie razziste da superare, ha spiegato nel libro The Apartheid of Sex. Il prefisso trans le piace, perché dà l’idea di un’esplorazione oltre i confini conosciuti, ma a transgender preferisce transhuman, “un particolare tipo di futurista che crede che la tecnologia possa liberare gli uomini dai limiti della biologia”, compresa la morte. Nella sua nuova opera, Virtually Human: The Promise and Peril of Digital Immortality, immagina un mondo popolato da esseri umani e da mindclones, le repliche senzienti e digitali che sopravvivranno ai nostri corpi di carne e ossa insieme a pensieri e ricordi. Il mindclone di Rothblattcerto non dimenticherà cosa le rispose Bina quando le disse che voleva cambiare sesso: “Amo la tua anima, non la tua pelle”.