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Migranti in Italia, la rabbia dopo lo sbarco. Cosa è successo

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Le navi delle Ong, Humanity 1 e Geo Barents, che salvano migranti nel Mediterraneo sono ancora al porto di Catania dove non tutti i migranti possono sbarcare. Chi passa la selezione del ministero dell’Interno può scendere (donne, minori, fragili e nuclei familiari), mentre il resto, il “carico residuale”, si dovrà allontanare dalle coste italiane.

La Repubblica ha raccolto i racconti dei migranti che si trovano ancora nel porto e che dalla nave Geo Barents chiedono disperatamente aiuto. “Non sono abbastanza malato o disperato perché l’Italia mi faccia entrare?”, chiede Shimar, 25 anni, un viaggio iniziato in Pakistan mesi, se non anni fa. Il racconto di Repubblica spiega la giornata dei migranti in attesa dello sbarco.

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Il quotidiano ha raccolto anche la testimonianza di Camille, dell’equipaggio della Geo Barents: “Le persone venivano messe in fila e dopo un controllo sommario c’era qualcuno che diceva: tu sulla nave, tu sull’autobus”. L’equipaggio non ha saputo spiegare il perché di quella selezione ma ha confermato che ci sono avvocati. E ancora le richieste d’asilo sono state presentate e la nave non lascerà il porto fino a quando tutti i migranti non saranno scesi.

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“Help… help” urlano i migranti a bordo della Geo Barents. Sulla nave della Ong, attraccata nella banchina del molo dieci del porto di Catania, i naufraghi mostrano due cartelli. In uno c’è scritto “Help” e nell’altro “Disembark 4 all”. Sono tornati a manifestare gli attivisti nel porto di Catania per solidarizzare con i migranti a bordo della Geo Barents, attraccata in banchina.

“Abbiamo visto scene difficili da raccontare”, ha detto a Repubblica il deputato Angelo Bonelli dei Verdi. “Quasi tutti sono devastati dalla scabbia. “Non possiamo permettere assolutamente che ancora una volta i nostri fratelli migranti che vengono dalla fame, dalle guerre ancora una volta vengono trattati come scarti, come carichi residuali, e non come persone”. Ha detto a margine della presentazione del Rapporto italiani nel Mondo curato dalla Fondazione Migrantes, monsignor Savino, vescovo di Cassano allo Jonio e vice presidente della Cei.

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