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“Le cose stanno così”. Yara, le ultime clamorose verità su Massimo Bossetti

  • Italia

Massimo Bossetti, condannato in via definitiva all’ergastolo per l’ omicidio di Yara Gambirasio, è in carcere dal 16 giugno 2014. Il muratore bergamasco, sconosciuto alle indagini fino a qualche ora prima dell’arresto, venne incriminato dopo lunghe indagini effettuate sulla traccia di Dna misto (suo e della vittima) rinvenuto sugli indumenti della piccola 13enne di Brembate Yara Gambirasio, sequestrata, ferita e lasciata morire nel campo di Chignolo d’Isola la sera del 26 novembre 2010. Oggi, in difesa di Massimo Bossetti parla la vedova di Giuseppe Guerinoni, suo padre biologico.

Ad intervistare la donna, 80 anni, è stato il settimanale Oggi. “Bossetti? Un povero disgraziato. Mi fa pena. Vorrei guardarlo negli occhi e parlargli. Un giorno la verità salterà fuori. Temo che sia diversa da quella che ci hanno raccontato”, così la signora dopo anni di silenzio. La vedova di Giuseppe Guerinoni, l’autista di Gorno morto nel ’99 da cui Ester Arzuffi ebbe Massimo Bossetti, ha poi aggiunto. Continua dopo la foto


“Siamo stati utilizzati perché qualcuno potesse coprirsi di gloria e di riconoscimenti. E qualcuno non ha fatto onore alla sua professione […] Mio marito lo conoscevo troppo bene. Non ha lasciato figli in giro. Mi sarei accorta se mi avesse nascosto qualcosa”. Queste alcune delle dichiarazioni di Laura Poli. L’ha intervistata per la prima volta il settimanale Oggi nel numero in edicola giovedì 4 luglio. Continua dopo la foto


Nato a Clusone (Bergamo) il 28 ottobre 1970, la vita di Massimo Bossetti cambia definitivamente il 16 giugno del 2014, quando le forze dell’ordine si presentano sul cantiere di Dalmine in cui stava lavorando per arrestarlo. Fino a quel momento, la sua esistenza era stata connotata dal lavoro di carpentiere e dall’amore per la famiglia. Continua dopo le foto



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Perché sono arrivati a lui? In quasi quattro anni, dal giorno del ritrovamento del corpo di Yara Gambirasio, gli investigatori avevano setacciato da cima a fondo migliaia di campioni prelevati in tutta la Val Brembana. Sugli slip e sui leggins della 13enne erano infatti state trovate tracce di Dna esterno. Il loro profilo era simile a quello di Giuseppe Guerinoni, autista di autobus morto però nel 1999. E siccome il patrimonio genetico dei suoi figli non coincideva con quello trovato sul corpo di Yara, gli investigatori ipotizzarono che al 99,9% l’assassino della ragazzina fosse un suo figlio illegittimo, ribattezzato ‘Ignoto 1’.

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