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“Me lo stanno negando”. Massimo Bossetti, sta succedendo in carcere. La sua richiesta non passa inosservata

Massimo Bossetti non ci sta e dal carcere chiede aiuto in un modo tutto nuovo, con una lettera indirizzata al direttore del quotidiano Libero: “Le chiedo gentilmente di non tralasciar nulla di quanto continuo a dover subire dalla giustizia italiana. Com’è possibile che venga trasmessa alla mia difesa l’autorizzazione da parte della Corte, successiva all’istanza depositata dall’avvocato Salvagni qualche giorno fa, di poter accedere ai reperti, ad indagare sui reperti di Dna ancora disponibili, e ad esaminarli con i miei consulenti; conservandoli per i futuri esami.

E dopo 48 ore la procura di Bergamo mi nega di fare ulteriori accertamenti e le dovute indagini sui reperti consentiti, non solo nel fare una ‘ricognizione’ senza poterci mettere mano”. Lo scrive in una lettera a Vittorio Feltri, Massimo Bossetti, che sta scontando l’ergastolo per l’omicidio di Yara Gambirasio. Continua a leggere dopo la foto


“Scandaloso tutto questo! Io mi chiedo, come posso difendermi nel provare la mia estraneità, se non mi permettono di difendermi a dovere indagando sui reperti nell’accertare l’assoluta granitica certezza, che quel Dna non mi appartiene. – continua Bossetti – Per favore Dott. Feltri, mi aiuti nel gridare facendosi sentire quanto d’inumano continuo a dover subire, e per quanto tutti noi cittadini “purtroppo” restiamo nelle loro mani. I miei figli soffrono e hanno bisogno del loro padre”. Continua a leggere dopo la foto

Nell’istanza presentata dai difensori Claudio Salvagni e Paolo Camporini, si sottolinea come “ad oggi alla difesa non è stato permesso alcun accesso ai reperti”, a partire dai campioni di Dna “ancora disponibili e conservati presso l’ospedale San Raffaele di Milano”. Elementi tornati alla ribalta di recente. L’attività difensiva ha lo scopo di risolvere le “diverse anomalie” emerse nel processo a partire dalla traccia genetica, da sempre cuore del dibattimento. Continua a leggere dopo la foto

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Una traccia mista, forse sangue, di Yara e Ignoto 1 in cui il Dna nucleare combacia con quello di Bossetti, ma non il Dna mitocondriale (indica la linea materna). La traccia biologica è la prova granitica per accusa e giudici. L’assenza del Dna mitocondriale di Bossetti non inficia il risultato: è solo il Dna nucleare ad avere valore forense. “Quel Dna non è suo, non c’è stato nessun match, ha talmente tante criticità – 261 – che sono più i suoi difetti che i suoi marcatori”, la tesi da sempre dei legali.

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