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Coronavirus, focolai da Nord a Sud: ipotesi ricovero forzato

Il Coronavirus esiste ancora, non è sparito, anzi, siamo sempre a rischio contagio. Non occorre avere dotte conoscenze scientifiche per constatare quanto appena scritto, sono i fatti a evidenziare come un focolaio possa svilupparsi in pochissime ore. A confermarlo dati di domenica 5 luglio, che vogliono i contagi stabili a 192 casi, ma aumenti drastici dei ricoverati in terapia intensiva, i ricoverati con sintomi, le persone in isolamento domiciliare e gli attualmente positivi. Non si tratta di un nuovo stato di emergenza, questo ancora no, la strategia di contenimento sembra dare i propri frutti. Però, c’è sempre un però, l’Italia non si può permettere di sottostimare il Coronavirus, ricevere un nuovo stop con consequenziali chiusure da parte di tutte le attività, procurerebbe effetti disastrosi. (Continua dopo la foto)


E parliamo di ripercussioni sia in ambito sociale che economico. Nuovi focolai hanno fatto capolino negli ultimi giorni, una ventina, sparsi per lo Stato, causati da casi di importazione estera, ma anche da assembramenti, feste e atteggiamenti irresponsabili dei cittadini. Il più recente cluster di contagio si è appiccato nell’area del Mantovano. Cinque attività tra macelli e salumifici hanno preso atto di 68 dipendenti positivi al Coronavirus. Tutti gli asintomatici o i poco sintomatici sono stati messi in isolamento, altri invece sono stati ricoverati con temperatura alta. Un focolaio, quello nel mantovano, che segue a quello Veneto che ha visto un imprenditore rientrato dalla Serbia risultato positivo, e che non ha voluto sottoporsi al ricovero contagiando così altre persone. (Continua dopo la foto)

L’indice Rt del Veneto è balzato oltre l’1,6%. Le ire di Zaia sono state sicuramente impattanti e la proposta di inserire il tso, trattamento sanitario obbligatorio, per chiunque rifiuti i controlli, potrebbe risultare una buona idea. Anche la Toscana non promette bene, hanno avuto luogo cluster correlati a gruppi familiari conviventi in sovraffollamento. Persone provenienti da Paesi non Schengen e soprattutto di origine dell’Estremo Oriente e dall’America Latina. “La sensazione è che si siano allentati i controlli”, ha spiegato il presidente Rossi. Il pericolo non è affatto scampato.

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