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“Il vaccino? Non lo faccio, ecco perché non mi fido”. Heather Parisi: “Cosa è successo a mia madre”

Heather Parisi, il racconto arriva solo oggi. Ormai la posizione della ballerina americana in merito alla vaccinazione anti-Covid è chiara a tutti. Heather Parisi torna a parlare sull’argomento ma facendo riferimento al ‘caso’ della madre, Anita, che a 85 anni ha preso la decisione di vaccinarsi. La ballerina americana, insieme al marito Umberto Maria Anzolin e ai figli Elizabeth e Dylan è residente a Hong Kong.

Mamma Anita, 85 anni, ha deciso di vaccinarsi col Moderna: “Io, come sapete, sono contraria al vaccino  ma ho sempre rispettato il diritto di ciascuno di scegliere cosa sia meglio per la propria salute (a dispetto dei miei detrattori che mi etichettano NoVax, io sono FreeVax che è cosa diversa)”. Heather Parisi torna a parlarne su Instagram, spiegando nel dettaglio la situazione. (Continua a leggere dopo la foto).


“Il suo secondo jab  è stato una settimana fa e da allora è iniziata una terribile odissea fatta di mille complicazioni di salute che l’hanno costretta prima a letto e poi all’ospedale. Ha il corpo semi immobilizzato, gonfiore agli arti superiori e inferiori, labbra gonfie e vertigini e, secondo il dottore, è a rischio embolia. Mia madre è irriconoscibile. Al momento è a casa”. (Continua a leggere dopo la foto).

Poi la ballerina americana fa sapere a tutti: “Se la situazione perdura ancora qualche giorno, il dottore ha detto che il ricovero sarà necessario di nuovo. Il dottore si è anche premurato di rassicurare che trattandosi di una donna anziana, ‘c’era da aspettarselo e che l’età non aiuta’. Grazie dottore, ora dormo sonni più tranquilli”. Le titubanze della showgirl sono state espresse anche nelle scorse settimane. (Continua a leggere dopo le foto).

“È fuor di dubbio che si tratta di un vaccino sperimentale di cui non si hanno avuto modo di vedere gli effetti nel breve, nel medio e nel lungo periodo”. E a tal proposito dal suo profilo Facebook si è espresso anche Mirko Celii: “Questo virus era molto simile al virus della SARS, si è quindi potuto sfruttare il lavoro che era stato iniziato per un vaccino per la SARS che per fortuna non è mai servito. Il giorno che è stato pubblicato il genoma, il 10 gennaio, sapevamo già dove andare a parare, ovvero sulla proteina Spike”, posto che “i tempi di sperimentazione dei trial sono inversamente proporzionali ai tempi di diffusione dei virus”.

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