Chiara Ferragni, novità sul pandoro-gate. Arrivano aggiornamenti importanti sulla vicenda che vede coinvolta la più famosa influencer d’Italia che sta attraversando sicuramente uno dei momenti più delicati della sua vita, almeno professionale. Proprio in questi giorni anche Amadeus ne ha parlato: “Lascia tutti con l’amaro in bocca. Quando sei a un certo livello la svista non ti è permessa“.
Nel frattempo oltre ai casi del pandoro e delle uova di Pasqua altre iniziative di Chiara Ferragni sarebbero finite sotto la lente dei pm. Si parla ad esempio della bambola Trudi edizione limitata: a questo proposito la società controllata dalla moglie di Fedez ha diffuso un comunicato, come potete leggere qui sotto. Intanto, però, arrivano indiscrezioni sull’ipotesi di reato che i magistrati potrebbero formulare a breve.
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La prima relazione della Guardia di Finanza sul pandoro-gate
Secondo quanto si è appreso i magistrati sarebbero intenzionati a formulare come ipotesi di reato la truffa e non più la frode in commercio. Nella mattinata di oggi, lunedì 8 gennaio, gli investigatori del Nucleo di polizia economico finanziaria della Gdf di Milano hanno depositato una prima annotazione al procuratore aggiunto Eugenio Fusco. Seguiranno poi altri allegati.
L’attenzione è finita su alcune mail scambiate tra il gruppo dolciario e l’imprenditrice digitale. Se inizialmente il reato di truffa era stato scartato, adesso invece alcuni elementi tornano a far propendere per questa ipotesi. Sicuramente l’intera vicenda rischia di costare cara all’influencer che è già stata multata dall’Antitrust per un milione di euro per pubblicità ingannevole.
Secondo alcune stime Chiara Ferragni avrebbe avuto un danno di cinque milioni di euro da quando è scoppiato il caso. Decine di migliaia di follower non la seguono più e alcuni grandi marchi hanno interrotto o sospeso la collaborazione con l’influencer. Oltre al danno di immagine se la truffa dovesse essere dimostrata la Ferragni andrebbe incontro ad una pena da sei mesi a tre anni oltre ad una multa da euro 51 a 1032. L’accusa dovrà però dimostrare che ci sono stati profitto illecito e danno, in questo caso ai consumatori.
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