All’università fanno mangiare la polvere ai colleghi, eppure appena entrano nel mondo del lavoro sono loro a rimanere indietro. La situazione fotografata dal III Rapporto Bachelor la dice lunga sulla (dis)parità di genere nel nostro Paese. Il 67% delle donne, contro il 61% degli uomini, consegue il titolo di studio “in corso”. Il 42% circa si laurea con 110/110, percentuale che scende al 35% tra gli uomini. Quattro anni dopo la laurea, però, solo il 4% si considererà “molto realizzata” professionalmente, cosa che invece accadrà al 15% dei colleghi. (continua dopo la foto)
Cosa fa la differenza? Ad esempio, come si vede nel grafico tratto da Repubblica.it, il fatto che a quattro anni dalla laurea il 17% delle donne (solo il 7% degli uomini) guadagna meno di 500 euro al mese e che la maggior parte porta a casa tra i 1.000 e i 1.250 euro, contro 1.250-1.500 euro dei maschi. Oppure che il 50% degli uomini ha un contratto a tempo determinato, mentre tra le donne la percentuale scende al 27%. Senza contare che a quella data il 26% delle donne un lavoro nemmeno ce l’ha, contro il 20% degli uomini. (continua dopo l’immagine)(continua dopo l’immagine)
Certo non aiuta il fatto che il 35% delle studentesse scelga un percorso umanistico e il 13% si iscriva a facoltà politico-sociali, mentre gli studenti si iscrivono nel 23% dei casi a ingegneria e, nel 18%, ad economia, facoltà con maggiori sbocchi occupazionali. La situazione, tuttavia, sta cambiando: all’università le iscritte superano da tempo gli iscritti e stanno aumentando anche nelle facoltà scientifiche, tradizionalmente maschili. La speranza è che la rivoluzione arrivi anche nel mondo del lavoro.