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Doccia fredda per i dipendenti pubblici: ecco come cambiano le regole sui licenziamenti

 

Si applica ancora l’articolo 18 nel licenziamenti del pubblico impiego. Lo ha stabilito una sentenza della Cassazione, “all’esito di una approfondita e condivisa riflessione”, con la sentenza n. 11868 della Sezione Lavoro depositata oggi. Pertanto il licenziamento dei lavoratori statali non è disciplinato dalla legge Fornero, che aveva reso le regole più flessibili.

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La Cassazione interviene quindi su una questione da tempo dibattuta su cui ci sono state anche sentenze di diverso orientamento ma il governo, con il ministro della P.A. Marianna Madia, ha sempre tenuto a precisare come l’articolo 18 per gli statali non è stato cambiato né dalla legge Fornero, prima, né dal Jobs act, dopo. Di conseguenza restano invariate le garanzie per il pubblico impiego: in caso di licenziamento senza giusta causa è prevista la reintegra. Un trattamento diverso rispetto ai lavoratori privati, sostiene il ministero, perché è diversa la natura del datore di lavoro. Per mettere fine a possibili diverse interpretazioni il governo resta dell’idea di intervenire, da quanto si apprende, con una norma che chiarisca l’esclusione dei dipendenti pubblici dalle nuove regole.

La precisazione dovrebbe trovare spazio nel testo unico del pubblico impiego, in attuazione della riforma della P.A. Un impegno in questo senso era stato preso alla fine dello scorso anno da Madia, dopo una sentenza della stessa Cassazione che allora, però, sembrava dire il contrario, ovvero che le modifiche della Fornero valevano anche per gli statali. Ora tutto si riallinea.

Viene così confermata l’esistenza di un doppio binario tra pubblico e privato per le regole sui licenziamenti. La riforma Fornero del mercato del lavoro aveva limato l’articolo 18 dello statuto dei lavoratori, che prevede la possibilità di reintegro del dipendente in caso di licenziamento illegittimo. Con il Jobs act, poi, il reintegro è stato di fatto limitato ai casi di licenziamento discriminatorio, quello basato su motivi di razza o religione ad esempio, sostituendolo in quasi tutti gli altri casi con un indennizzo in denaro. Ma da tutte queste modifiche restano fuori i dipendenti pubblici, come confermato oggi dalla Cassazione. Per loro in caso di licenziamento illegittimo, scatta sempre il reintegro nel posto di lavoro.

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