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Choc, ecco cosa si nasconde dentro un piumino Moncler

Report, il programma di inchiesta che era condotto da Milena Gabanelli, ha acceso polemiche forti, veicolate anche dal web, attorno a uno dei marchi più di moda degli ultimi anni. Report ha documentato le varie fasi della produzioni dei piumini Moncler. L’inchiesta comincia dalla materia prima, dalla piuma d’oca che costituisce l’imbottitura del piumino. Viene spiegato che per ottenere questo materiale non si ricorre solo alle oche, ma anche ad altre specie di uccelli, principalmente anatre, nonostante la qualità del piumaggio sia nettamente inferiore rispetto a quello delle oche. In Europa, il paese che conta più allevamenti di oche è l’Ungheria. Le telecamere di Report si sono recate proprio in alcuni allevamenti ungheresi, dove le oche vengono spiumate, vive, anche quattro volte l’anno. La normativa europea, spiega la trasmissione, prevede che il piumaggio delle oche venga raccolto mediante pettinatura, una tecnica che non causa dolore né stress agli uccelli. (continua dopo la foto)


Ma non sempre questa regola viene rispettata e alle oche vengono strappate le piume senza alcun tipo di precauzione, spesso provocando lacerazioni alla pelle che vengono ricucite alla buona con ago e filo. Fino a quando le piume ricrescono per essere strappate ancora. Inoltre, la maggior parte di questi allevamenti lavorano a cottimo: per spiumare centomila oche bastano quattro giorni. Qui subentrano i cosiddetti terzisti, quelle piccole fabbriche che lavorano per i grandi marchi, anche del lusso, per effetto della delocalizzazione della produzione.  (continua dopo la foto)

Produrre in Italia, spiega l’inviata di Report Sabrina Giannini, costava troppo per Moncler, che ha deciso, da un giorno all’altro di sospendere tutti contatti con i laboratori tessili italiani per andare all’estero: in Romania, in Armenia o addirittura in Transnistria, uno Stato auto proclamato facente parte del territorio della Moldova, non riconosciuto dalle Nazioni Unite. Si tratta di un luogo in cui produrre costa pochissimo a patto che sulle etichette risulti un “Made in Moldova” per evitare problemi con le autorità. Report ha anche intervistato i responsabili delle catene di produzione di piumini , che proprio da Moncler ricevono tutte le materie prime: piume, stoffe, bottoni, chiusure lampo, etichette e loghi da applicare al capo finito. I terzisti ricevono per ogni capo finito un compenso che si aggira tra i 30 e i 45 euro, mentre sul cartellino, in negozio, il prezzo sale fino a raggiungere e talvolta superare i 1.000 euro.

E l’ira dei consumatori si è subito scatenata sul web, con commenti principalmente sul prezzo finale dei noti piumini, ma anche sulle condizioni di lavoro dei dipendenti dei terzisti. E non mancano le voci di chi ritiene il Made in Italy una grande burla.

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