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Frittelle di caciocavallo, ossia il piatto di cui non potrete più fare a meno. Abbiamo trovato una ricetta deliziosa per prepararle e ve la suggeriamo. Eccola

 

Avete mai sentito parlare delle squisite FRITTELLE DI CACIOCAVALLO? Se vi state chiedendo: ma come diavolo si fanno? È possibile fare delle frittelle con il caciocavallo. Ebbene sì, e il risultato vi stupirà anche. La ricetta che vi proponiamo oggi è come sempre molto facile e adatta a tutti. L’abbiamo pescata dal libro “La cucina della terra di Bari” di Luigi Sada. Ma andiamo subito a vedere di cosa abbiamo bisogno per questo nostro piatto e poi come prepararlo. Partiamo quindi dagli ingredienti: – 200 g di mollica secca – 200 g di caciocavallo – prezzemolo, noce moscata, sale e pepe q.b. – 3 uova. Una volta che vi siete assicurati di avere tutto, siete pronti per mettervi alla prova. Come dicevamo all’inizio non è una ricetta difficile, ma è bene avere qualche accortezza. Dunque, la preparazione: grattugiare 200 g di mollica di pane secca e mescolatela a 200 g di caciocavallo ridotto a pezzi, in una ciotola capace. (Continua a leggere dopo la foto)


Aggiungere un rametto di prezzemolo trito, sale, pepe e un pizzico di noce moscata. Mescolare e amalgamare con la spatola dopo aver aggiunto un po’ per volta uova frullate, sino ad ottenere un pasticcio compatto. spolverare con la farina la spianatoia e versarvi il pastone dopo averlo diviso in tanti dischetti larghi 3-4 cm e alti un dito. Infarinateli, passateli nell’olio e friggeteli, pochi per volta, in olio d’oliva bollente. Appena si saranno indorati, toglieteli e poggiatela su carta assorbente. E serviteli a tavola. (Continua a leggere dopo le foto)

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LA CUCINA DELLA TERRA DI BARI: Mitica tra le altre italiane è la terra di Puglia. Centro di questa regione, per motivi storici e geografici, è la Terra di Bari: una terra nella quale Luigi Sada ha radici profonde e ramificate. È uno studioso che usa le proprie scoperte e il proprio sapere gastronomico per consigliare, indirizzare. E questa sua capacità la trasporta nella sua prosa: senza inutili pignolerie, ma puntuali fino all’uno o due rametti di rosmarino. Un testo che richiama la vibrazione passionale di questa terra di pane, di formaggi, di olio, di vino, che si stempera sempre in un distacco colto nel quale occhieggia l’ironia: si può essere affascinati dalla purea di Ercole o dalle vicende lessicali del caciocavallo, ma non bisogna dimenticare che esistono altre aree del cielo e della terra, altre puree, se così si può dire, e altri formaggi, e anche persone a cui le fave non piacciono.

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