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Roccaforte Afghanistan: la spy-story che svela la guerra “che non c’è”

E’ andato al romanzo Roccaforte Afghanistan (Mursia, 2014) il premio Cerruglio, concorso letterario organizzato dalla sezione di Lucca dell’Unione Nazionale Ufficiali in Congedo d’Italia (UNUCI) con il patrocinio del Comune di Montecarlo e dello Stato Maggiore della Difesa. Scritto da Filippo Pavan Bernacchi il romanzo è nuova spy-story che scava in un conflitto cruento che molti vorrebbero spacciare per una missione di pace. Un omicidio all’interno di una base militare italiana scuote i vertici dei servizi segreti e porta a delle tavolette d’argilla, incise in scrittura cuneiforme circa 4.600 anni prima e nascoste agli occhi del mondo perché portatrici di una verità scomoda che potrebbe accendere focolai di rivolta a ogni latitudine.Il messaggio in esse contenuto, infatti, se autentico, proverebbe che le religioni sono state costruite a tavolino da un gruppo di sacerdoti durante un concilio persoggiogare le masse e piegarle ai desideri di monarchi e religiosi. In Roccaforte Afghanistan il mistero delle tavolette d’argilla si combina con l’azione di narcotrafficanti e mercenari che agiscono in una polveriera dove protagonisti assoluti sono l’Esercito italiano e i suoi uomini.La missione militare italiana in Afghanistan è riportata fedelmente grazie alla conoscenza diretta dell’autore di procedure, armi, tattiche, terminologie e mezzi. E grazie alla consulenza di diversi militari di svariati reparti e gradi, reduci da quel teatro di guerra.

Filippo Pavan Bernacchi
Roccaforte Afghanistan
Ugo Mursia Editore, 2014, 348 p.       
€ 18,00

 


   


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