Pino Insegno passa al contrattacco, sono arrivate le denunce. A darne notizia è Adnkronos che riportata alcuni virgolettati dell’avvocato del conduttore Roberto De Vita. La denuncia ha radici lontane. Dopo il suo ritorno in Rai, nel 2023, Pino Insegno è stato bersaglio di durissime critiche e accuse, prima fra tutte quella di essere “raccomandato” dal presidente del Consiglio Giorgia Meloni. “Non guardo più i social: sono critiche superficiali, al limite dell’insulto gratuito” aveva detto qualche mese fa.
Ora però ha deciso di dire stop. Tramite il suo avvocato ha presentato denuncia querela per diffamazione e altri reati nei confronti del quotidiano Open e di altre testate giornalistiche per “la violazione dei principi di verità, il coinvolgimento di aspetti di vita privata e familiare con rappresentazioni false e distorte, la finalità politica strumentale, la gravissima lesione reputazionale artistica e professionale con il conseguente danno economico”, che “hanno travalicato ogni accettabile diritto di cronaca e critica giornalistica”.

Pino Insegno querela Open: “Contro di me falsità”
“Contro di me una campagna mediatica denigratoria continuativa, costruita su falsità e strumentalmente orientata a colpire Giorgia Meloni”, le parole del conduttore all’Adnkronos. Una campagna, aggiunge Insegno, “in cui la mia storia artistica di 40 anni di teatro, tv, doppiaggio e spettacolo in genere, viene cancellata e la mia reputazione personale diffamato”.

“Dove non ci sono numeri a giustificare presunti insuccessi ma solo la vicinanza trasparente ad una donna di destra e la mia libertà di artista non allineato alle logiche che hanno governato da sempre la Rai”, conclude. La procura di Roma ha aperto un fascicolo.

Nella denuncia, depositata a piazzale Clodio si contesta “la violazione dei principi di verità, il coinvolgimento di aspetti di vita privata e familiare con rappresentazioni false e distorte, la finalità politica strumentale, la gravissima lesione reputazionale artistica e professionale con il conseguente danno economico”, che “hanno travalicato ogni accettabile diritto di cronaca e critica giornalistica”.