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“Quando mio padre è morto…”. Pierluigi Diaco, la confessione choc del conduttore: “Eravamo in giardino e…”

Curioso come spuntino dei retroscena personali e molto forti, quando si sta per lanciare un programma tv. Ma oramai lo sappiamo bene: è un modo di canalizzare l’attenzione sul personaggio e far parlare più possibile di quello che sta per accadere. E a proposito, è partito “Ti sento”, il nuovo programma di Pierluigi Diaco al via dal 19 gennaio in seconda serata su Rai2. Un viaggio che Pierluigi Diaco farà fare ai suoi ospiti, nelle varie puntate.

Ed ecco che prima della serata di apertura di Ti Sento, il conduttore si è raccontato su Tele Più. Qui Diaco spiega che Ti Sento mostrerà agli ospiti un video con delle immagini, accompagnate da alcuni suoni, per raccontarne la loro vita. Così durante l’intervista Diaco si mette in gioco in prima persona ed immagina le sue foto importanti. La prima tocca un momento doloroso del suo passato, ovvero una delle ultime foto che ha con il papà. Dunque Pierluigi Diaco fa una confessione dolorosa: “Quando mio padre è mancato avevo 5 anni”. (Continua a leggere dopo la foto)


E ancora: “Eravamo nel giardino di casa, mi teneva per mano e ci sorridevamo”. Un programma particolare, quello di Pierluigi Diaco, incentrato totalmente sulla musica. Ogni ospite di Ti Sento ascolterà dieci frammenti sonori. Questi possono racchiudere la voce di un persona cara, pezzi di film, poesie o rumori della natura, come il mare. (Continua a leggere dopo la foto)

Poi dice: “Tenterò di indagare il modo di sentire del mio ospite” spiega Pierluigi Diaco. L’obiettivo del conduttore di Ti Sento è quello di far rivivere all’ospite il proprio passato e, dunque la propria storia. Il tutto attraverso ricordi, suggestioni e memoria. Pronto per la nuova avventura con Ti Sento Pierluigi Diaco spera di fare emozionare gli ospiti ma soprattutto di coinvolgere i telespettatori. (Continua a leggere dopo la foto)

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Diaco svela un retroscena sul nuovo programma e poi racconta perché ha voluto fortemente questo progetto. Diaco definisce questa “un’epoca in cui l’immagine ha assunto un ruolo troppo ingombrante”. Da qui lo scopo di far tornare importanti sensazioni ed emozioni non legati ad aspetti materiali o estetici. “L’idea è quella di invitare il pubblico a riflettere sui suoni e i rumori” conclude Diaco.

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