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“Tutti in tribunale!”. Francesca Barra passa al contrattacco: furiosa dopo quelle accuse

Francesca Barra tribunale

Francesca Barra, le parole di Roberta Bruzzone sull’aborto hanno scatenato una tempesta in rete: la giornalista pronta a portare tutti in tribunale. “Fosse l’ultima cosa che faccio, tutti questi fake. Uno ad uno. Li trascinerò in tribunale. “Se era veramente incinta lo deve provare”. Quindi io, mio marito, il medico, l’ospedale, avremmo mentito non solo al pubblico ma ai miei bambini a casa, che piangevano con me e per me. Spargere questo male colpendolo me e mio marito è terribile. Persecutorio”, ha spiegato.


E ancora: “Chi continua a definirla opinione il fatto che io e Claudio abbiamo mentito su un aborto sa cosa significhi perdere un bambino? Ne ho sentite tante in questi anni, letto screenshot con ricostruzioni terribili. Ho letto schifezze in cui si tiravano in mezzo i miei figli, sono stata perseguitata abbastanza, ma questa diffamazione mi fa vomitare”.

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Francesca Barra, pronta ad azioni legali contro gli hater


“Perdere un bambino è un’esperienza che non si augura nemmeno al peggior nemico”. Su Instagram, Roberta Bruzzone aveva spiegato che l’audio in questione risalirebbe a quattro anni fa. Ha parlato di “una inquietante campagna persecutoria”. Poi ha attaccato con parole durissime la coppia. Parole che sono destinate a far discutere parecchio.

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Scrive sui social la criminologa: “Anziché contattarmi direttamente (e non sarebbe certo stato difficile…) si sono prestati ad alimentare la campagna d’odio nei miei confronti (ben consci che io non ho nulla a che fare con la diffusione di tali audio privati) solo perché, privatamente e riservatamente, ho espresso la mia disistima per entrambi in tale frangente. Disistima che quanto ho avuto modo di vedere oggi non fa che aumentare”.

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E ancora: “Chissà quanti di voi in privato si esprimono in maniera tagliente verso chi non prova particolare simpatia. Ritengo sia una pratica molto molto diffusa. Quindi questa levata di scudi puzza di ipocrisia lontano un miglio. Contribuire ad una campagna persecutoria è ben altra cosa. Forse a qualcuno è bene spiegare la differenza nelle debite sedi”.

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