La tanto attesa autorizzazione da Bruxelles finalmente è arrivata: Facebook può procedere all’acquisizione di Whatsapp. Secondo l’Antitrus Ue, l’operazione non arrecherebbe danno alla concorrenza dal momento che, come ha dichiarato il commissario Ue alla concorrenza, Joaquin Almunia, “l’acquisizione non danneggerà la concorrenza”. La maggior parte degli utenti, come ha evidenziato la Commissione europea, utilizza più di un’applicazione, per questo il nuovo sistema di messaggistica che nascerà dall’unione di Whatsapp e Facebook non solleva preoccupazioni dal momento che “continuerà a far fronte a una concorrenza sufficiente”. Sia Facebook che Whatsapp offrono un sistema di invio e ricezione dei messaggi con la possibilità di allegare documenti, foto e filmati. Da qualche tempo il social network Mark Zuckerberg ha implementato notevolmente questa opportunità, potenziando il sistema di messaggistica rendendolo un’app indipendente.
L’indagine di mercato Ue in questi mesi ha proceduto ad analizzare tre principali aspetti: i servizi di comunicazione per i clienti, i servizi di social network e i servizi di pubblicità online. La Commissione ha così stabilito che Facebook Messenger e Whatsapp non sono concorrenti stretti, in quanto Messenger è connesso all’uso di Facebook come social network mentre WhatsApp è collegato ai numeri telefonici e gli stessi utenti ne fanno usi contemporanei ma diversi. La fusione tra i due sistemi non comporterebbe un pericolo per la concorrenza viste le numerose app già presenti e, soprattutto, vista la numerosa platea di clienti che già utilizzano sia Facebook che Whatsapp. Gli studi di Bruxelles hanno poi rilevato come il mercato dei social network sia in continua evoluzione; in questo modo, l’integrazione tra Facebook e Whatsapp comporterebbe un guadagno limitato dal momento che i numerosi utenti già attualmente utilizzano entrambe le app contemporaneamente. Per quanto riguarda la pubblicità online, secondo la Commissione la fusione non causerà problemi di concorrenza dal momento che continuerebbero ad esserci sufficienti fornitori di dati e di pubblicità alternativi a Facebook.
