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Burocrazia assassina: deve un centesimo all’Inps e lo Stato lo esclude dagli appalti

Meno fortunato di quello di Zio Paperone il centesimo che, complice la burocrazia, ha messo in crisi un’azienda. Gabriele Bello, imprenditore di Ariano Irpino, nell’Avellinese, è titolare di un’officina meccanica che lavora molto anche con enti locali e istituzioni pubbliche. Come per tante altre occasioni si è rivolto all’Inps per richiedere il Documento unico di regolarità contributiva, da allegare alla documentazione che serve per ottenere, dagli enti pubblici, il pagamentio dei lavori effettuati. Dall’Inps, però, arriva una singolare risposta. «Si comunica che nel corso dell’istruttoria per la definizione della sua richiesta sono state rilevate irregolarità contributive». Chiede chiarimenti e scopre che l’irregolarità contributiva risalerebbe al 1993 e si tratterebbe di un debito di un centesimo di euro. Per poter sbloccare la pratica e ottenere la certificazione richiesta l’interessato deve pagare una sanzione di 105,20 euro. E lui commenta così: “Sono amareggiato. Ammesso pure che non abbia pagato nel 1993 qualcosa come un centesimo, si tratta sempre di una sanzione ampiamente prescritta”.


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