Silvia Romano è a casa ma la sua odissea non è finita. La polizia scientifica sta effettuando rilievi all’interno dell’appartamento al piano di sotto rispetto a quello dove vive Silvia Romano, la cooperante milanese tornata lunedì a casa dopo essere stata sequestrata per un anno e mezzo fra Kenya e Somalia.
Secondo quanto filtra, la famiglia che abita nell’appartamento avrebbe trovato dei cocci di vetro sospetti vicino a una finestra. Ieri sera c’è stato un tentativo di intrufolarsi nel palazzo da parte di un uomo egiziano, che voleva dimostrare la propria solidarietà a Silvia Romano. E intanto sono al vaglio degli investigatori del Ros di Milano decine di messaggi social indirizzati a Silvia Romano e contenenti frasi d’odio. (Continua a leggere dopo la foto)
L’analisi è appena cominciata, dopo che ieri la giovane cooperante milanese liberata dopo un rapimento durato un anno e mezzo è stata ascoltata per più ore in procura, nell’ambito dell’indagine per minacce aperta dalla sezione antiterrorismo guidata dall’Aggiunto di Milano Alberto Nobili. (Continua a leggere dopo la foto)
Stamattina gli investigatori si sono recati in via Casoretto, dove abita insieme alla madre e alla sorella: c’era anche il comandante del Ros Andrea Leo, ma la visita, durata circa mezz’ora, sarebbe stata “solo di cortesia”. Ora le indagini puntano a individuare con precisione gli autori delle intimidazioni online e delle minacce. (Continua a leggere dopo la foto)
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Gli inquirenti stanno anche verificando eventuali collegamenti tra autori di messaggi e gruppi dell’estrema destra. Sotto il palazzo dove Silvia Romano è rientrata domenica pomeriggio passano di frequente le pattuglie delle forze dell’ordine: finora, infatti, non è stata decisa una tutela fissa, ma da prefettura e questura è arrivata la decisione di mantenere un controllo continuo delle pattuglie. Continua anche la presenza dei cronisti anche stranieri sotto casa della cooperante.
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